Come cambia la pastorizia modenese, quali sono le sue prospettive, quante sono le razze ovicaprine presenti in Appennino e cosa si sta facendo per favorire la produzione e la conservazione della biodiversità. Questi temi sono al centro del convegno “Quale futuro per la pastorizia modenese” organizzato dal Parco Regionale del Frignano in collaborazione con la Provincia di Modena domani, venerdì, dalle 9 alle 13, presso la Sala consigliare del Comune di Pavullo.

All’incontro intervengono gli assessori Provinciali Alberto Caldana e Graziano Poggioli, il vicepresidente e il direttore del Parco del Frignano, Franco Cerfogli e Valerio Fioravanti, e i presidente delle Comunità montane del Frignano e Modena Ovest, Alessandro Tebaldi e Yuri Costi. Per valorizzare la pastorizia dell’Alto Appennino modenese, il Parco del Frignano la Provincia di Modena e il Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, hanno avviato nel 2006 un progetto di qualificazione e valorizzazione (coofinanziato dalla Regione) per dare un sostegno alle attività agricole più fragili, come l’allevamento ovino e caprino.

“Fragilità dovuta al fatto che molti pastori, concentrati soprattutto nel Frignano ma presenti anche in altre zone, non hanno mai potuto o voluto dare un’impronta commerciale alla loro attività continuando a lavorare artigianalmente in una condizione di indipendenza reciproca e senza sviluppare forme di cooperazione – dice Valerio Fioravanti direttore del Parco Regionale del Frignano – l’obiettivo del progetto non è però quello di snaturare la produzione ovina e caprina ma di mantenere intatta la qualità migliorandola con l’aiuto di nuove attrezzature e soprattutto promuovere i prodotti incentivando la commercializzazione”.

“Sul fronte delle vendite il problema per gli allevatori riguarda principalmente la carne – spiega Matteo Gualmini, consulente del Parco del Frignano e coordinatore del progetto – mentre i formaggi continuano ad avere una buona richiesta dal mercato. Si tratta di prodotti, come la carne di agnello e i formaggi artigianali a latte crudo, che garantiscono alti livelli qualitativi e gusti e sapori che la produzione industriale non può garantire”.

Il progetto in corso segue un primo intervento triennale (2002-05) e si concluderà a fine 2007. Si articola in due fasi: l’acquisto di attrezzature per migliorare la produzione e la promozione come sostegno alle vendite. È prevista la realizzazione di cinque recinti antilupo in alpeggio (concessi in comodato gratuito ai pastori) oltre a materiale caseario per il miglioramento igienico sanitario degli standard qualitativi delle produzioni. È stata inoltre avviata una campagna di analisi del latte per indagarne le proprietà organolettiche e casearie, una ricerca volta ad individuare il valore aggiunto del latte d’alpeggio rispetto al latte di pianura.

Attualmente in provincia di Modena la presenza dei capi ovini allevati ammonta a poco più di 6mila, concentrati per lo più nel territorio dell’alta montagna (circa 5mila capi). Le razze più diffuse sono la Massese, la Sarda, la Cornigliese, la Cornella Bianca e metecci. Nell’Appennino modenese esiste anche un’altra attività emergente legata all’allevamento delle capre e alla produzione di prodotti di nicchia dai sapori particolari tutti da riscoprire. I principali allevamenti caprini si concentrano nella parte occidentale della nostra Provincia, nei comuni di Frassinoro e Palagano. Le razze allevate sono principalmente la Camosciata delle Alpi, la Saanen, la Garfagnina e metecci.

Durante il convegno saranno messe a confronto alcune esperienze realizzate in altre zone dell’Appennino. Si parlerà, ad esempio, del progetto di salvaguardia della cornella bianca, un’antica razza ovina che da sempre vive nelle province di Reggio Emilia e Modena, del recupero della razza ovina della Garfagnana, la pecora Garfagnina, e del presidio Slow Food del Pecorino Reggiano, Ma anche del consorzio del Pecorino pistoiese e di quello nato in Lunigiana per valorizzare e tutelare l’agnello di Zeri. E poi ancora dell’originale esperienza di marketing territoriale “Adotta una pecora” lanciata dal Parco nazionale d’Abruzzo.