“La Provincia di Modena, la Regione e il governo italiano hanno lavorato per costruire, prendiamo atto che c’è chi sta lavorando per distruggere. Ora è chiaro chi vuole l’Igp per l’aceto balsamico di Modena e chi non la vuole”. L’ha detto il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini nel corso di un incontro con la stampa, insieme all’assessore provinciale all’Agricoltura Graziano Poggioli.

Sabattini commentava l’iniziativa di due dei tre consorzi firmatari della richiesta di tutela europea – il Consorzio aceto balsamico di Modena e il Comitato produttori indipendenti – i quali hanno acquistato spazi sui quotidiani locali e nazionali odierni “nei quali sono contenute affermazioni che non corrispondono al vero e, soprattutto, arrecano un grave danno d’immagine al prodotto e al territorio modenese”.

“In queste pubblicità a pagamento – sottolinea Sabattini – si parla di voltafaccia. In questa vicenda ci sono stati parecchi voltafaccia, ma non li hanno certo fatti le istituzioni, che hanno mantenuto sempre una posizione coerente e leale a difesa degli interessi collettivi e a tutela del consumatori. Non credo si possa dire altrettanto di chi ha sottoscritto accordi con le istituzioni poi rinnegati e di chi predica oggi la difesa del territorio quando, non più tardi di un mese fa, ha chiesto al ministero dell’Agricoltura di modificare il disciplinare prevedendo l’uso di mosti prodotti con uve senza indicazioni di territorio orografico. Cioè tutti. E’ questa la coerenza?”.

Sabattini e Poggioli hanno ripercorso le tappe del lungo e sofferto percorso che ha portato il 6 luglio scorso, dopo vent’anni di attesa, alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della domanda di registrazione del marchio Igp (indicazione geografica protetta) per l’aceto balsamico di Modena. Il punto di partenza è il disciplinare depositato nel 2004 “e sottoscritto da tutti e tre i consorzi di produttori. Quel disciplinare – ricordano Sabattini e Poggioli – proponeva di utilizzare le uve provenienti dalla regione Emilia Romagna. Il 10 ottobre 2006 la Commissione Europea ha risposto dicendo che quella proposta non poteva essere accettata, in quanto limitare l’origine dei mosti al territorio regionale potrebbe costituire un ostacolo non giustificato alla libera circolazione delle merci, e ha suggerito di inserire restrizioni in materia di varietà utilizzate e/o di varietà. In uno spirito costruttivo abbiamo costruito un accordo con tutti e tre i consorzi, trovando una proposta di mediazione tra le loro richieste e i vincoli posti dall’Ue. Quella proposta, che prevede l’utilizzo di mosti provenienti da 7 vitigni che rappresentano la quasi totalità della produzione viticola emiliano romagnola, è stata sottoscritta il 27 novembre 2006 da tutti e tre consorzi”. Successivamente, però, due di questi hanno cambiato opinione e, il 20 giugno scorso, hanno fatto pervenire al ministero dell’Agricoltura tre diverse proposte alternative: “Due di queste insistono sulla regione Emilia Romagna, la terza prevede addirittura i mosti liberi, cioè tutti”. Il ministero, quindi, ha ritenuto di inviare alla Commissione Europea la precedente soluzione, sottoscritta a suo tempo da tutti i consorzi, e questa è stata pubblicata il 6 luglio sulla Gazzetta Ufficiale.

Un ultimo chiarimento riguarda l’imbottigliamento in zona dell’aceto balsamico di Modena, che non è previsto dal disciplinare accolto dalla Commissione Europea e che nella pubblicità a pagamento i due consorzi indicano oggi come un elemento negativo. “Il regolamento comunitario non prevede la possibilità di circoscrivere al territorio l’imbottigliamento. Non era possibile chiederlo – ricorda Sabattini – e infatti i tre consorzi non l’hanno chiesto nel disciplinare del 2004, né l’hanno inserito nelle proposte di modifica successive. Le regole comunitarie sono queste, non possiamo che accettarle. La Provincia di Modena per prima avrebbe preferito un disciplinare che tutelasse maggiormente il territorio, ma in questa fase non era possibile ottenere di più, perché il rischio era che saltasse tutto. Rinnovo dunque l’appello a lavorare tutti insieme per difendere il riconoscimento Igp – conclude il presidente della Provincia – che è uno strumento importantissimo per le aziende, per il territorio e per i consumatori, e proseguiamo nell’impegno di rendere questo disciplinare ancora più forte con una serie di iniziative che abbiamo già in calendario”.

Un tavolo di filiera per legare in modo più stretto la produzione di aceto balsamico di Modena ai mosti prodotti nella regione Emilia Romagna. Si parlerà di questo nel corso di un incontro convocato per il giorno 7 settembre nella sede della Provincia di Modena.

“D’intesa con il ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro, che ho sentito questa mattina e che ringrazio per il lavoro svolto a difesa di questo prodotto – spiega il presidente della Provincia Emilio Sabattini – si è concordato di avviare la costituzione di un tavolo di filiera, al quale saranno chiamati a partecipare i produttori di aceto balsamico di Modena, le organizzazioni agricole e il mondo cooperativo, insieme a Provincia, Regione e ministero. Con questo strumento, che prevede anche incentivi economici per supportare l’utilizzo di mosti prodotti nella nostra regione, si intende rafforzare il legame tra il territorio e l’aceto balsamico di Modena, che il disciplinare accolto dalla Commissione Europea non consentiva di fare in altro modo. Così si potrà verificare chi davvero è interessato alla tutela del territorio”.
Tra le iniziative che la Provincia di Modena ha messo in campo c’è anche una collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia finalizzata a ricostruire le motivazioni storiche e scientifiche che sono alla base di un utilizzo dei mosti prodotti in zona per la produzione di aceto balsamico di Modena.