”Vorrei che il Partito Democratico riconquistasse la parola libertà”. Condivido pienamente questa affermazione di Enrico Letta, candidato alla segreteria del nuovo Partito Democratico.
Libertà di competere, di innovare, di mettersi in gioco, di investire sul proprio talento e sul proprio merito; libertà di vivere in sicurezza nella certezza del diritto; libertà di poter beneficiare del proprio lavoro.


Non si può credere che la giustizia sociale si misuri in quantità di spesa pubblica, soprattutto quando questa serve a sostenere lobby e ceto politico. Così come non si può credere che lo Stato sia la soluzione di tutti i problemi: anzi talvolta è esso stesso il problema, quando diventa un costo e un peso invece che un aiuto e un sostegno. Non si può credere che l’ineguaglianza si possa combattere con l’egualitarismo fine a sé stesso, se non assicurando pari opportunità per tutti, mettendo ciascuno in grado di migliorare la propria condizione sociale, di ricevere la migliore formazione, di trovare un lavoro stabile adatto al suo talento, di avere successo in ragione del suo merito, di realizzare appieno la sua personalità e il suo percorso di vita. Per questo si deve credere fermamente nel valore della libertà, nella convinzione che solo così, nelle società moderne, si possa anche avere più giustizia sociale e più solidarietà. Tutti i più avanzati partiti di centrosinistra – e non solo – in Europa hanno rivisto le loro politiche tradizionali in questo senso, e in molti casi hanno avuto successo.
Riappropriandosi della parola “Libertà” nasce il Partito Democratico. Il 14 ottobre avremo davanti una grande sfida: essere in grado nel centrosinistra di costruire una moderna forza riformista capace di parlare e raccogliere il voto di milioni di elettori.
Per farlo quindi la discesa in campo di diversi candidati, che rappresentano anche modi e capacità di governo differenti e generazioni differenti, è il miglior viatico per dar forza e credibilità alla nascente nuova formazione.
In questa situazione credo che un soggetto politico veramente nuovo non dovrà più avere “marchi di fabbrica”, ma la capacità di confrontarsi sulle idee e sulle proposte in campo. Penso dunque che l’esigenza di una più ampia partecipazione alla vita politica debba aprire le porte ad una positiva “contaminazione”, senza chiusure preconcette o schieramenti precostituiti, che metta in campo gli ideali e la passione che ci accomuna.
Per queste ragioni sosterrò la candidatura a segretario nazionale del Pd di Enrico Letta, ritenendo sia la figura più adatta alle necessità del nuovo partito, in virtù e in forza del necessario ricambio generazionale e per la sua capacità di dialogare con la società ed in particolare con i giovani. Le sue competenze e la sua esperienza, inoltre, incarnano la politica del “saper fare” più vicina alla nostra terra e alla nostra gente.

(Andrea Rossi – Sindaco di Casalgrande)