Si è tenuta ieri all’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia la Conferenza di pianificazione per l’avvio dei lavori del Psc di Reggio Emilia. Lavori che si concluderanno entro un anno, per diventare poi la base su cui orientare il Piano operativo comunale e il Regolamenti urbanistico edilizio.


Il vicesindaco di Reggio, Franco Ferretti, ha presieduto e introdotto i lavori sottolineando come il Psc si stato declinato secondo quella “nuova stagione urbanistica” aperta dall’Amministrazione comunale, che prevede una “cultura del limite” e della qualità, al fianco della sostenibilità ambientale e della solidarietà, che conferma la propria vocazione a capitale sociale e punta sulle giovani generazioni e sulla creatività.
Temi che sono stati sviluppati dall’assessore all’Urbanistica Ugo Ferrari, che ha approfondito l’idea di città e il disegno di città da cui discendono i contenuti del Psc, Sullo sfondo una città che è cresciuta con alti indici rispetto alle città vicine, e quindi occorre agire con il “coraggio di cambiare”: Reggio come città della sostenibilità ambientale, che si pone il tema del limite dello sviluppo come ricerca di equilibrio tra consumi e risorse disponibili e che per questo riduce del 50% la previsione di crescita e prevede un’attenzione diffusa alle emergenze ambientali; Reggio come capitale sociale, città equa e solidale nell’ottica del welfare di comunità, che mantiene alti i livelli di solidarietà e che promuovere quindi soluzioni abitative per fasce medie con problemi economici, fino al 20% del costruito per residenze; Reggio città della conoscenza e dell’innovazione, forte di in nervature innovative nella cultura, nei servizi, nell’infrastrutturazione, nell’edilizia; Reggio come città pubblica, cioè che tiene presente nella propria progettazione la rete di connessioni e la qualità di vita dei quartieri e delle frazioni, così come è stato fatto in centro storico. Ne scaturisce un disegno di città che prevede significati nuovi (dal polo San Lazzaro alla via Emilia alle Reggiane), significati da ritrovare (dalla zona Nord alle frazioni alla campagna), significati da rigenerare (come nei quartieri primo Novecento della prima periferia): “E’ giunto il tempo di qualche scelta difficile, ma Reggio ce la può fare” ha detto l’assessore.


Franca Olivetti Manoukian dello Studio Aps di Milano, consulente del Piano per i percorsi di partecipazione ha divulgato i risultati delle interviste rivolte a esponenti della società civile su Reggio, le quali hanno restituito la consapevolezza che nella città si vive bene, che sono intervenuti profondi cambiamenti, e nello stesso tempo una certa debolezza riguardo l’identità della città: “Il tema dell’identità reggiana è molto presente. Nel momento in cui si proietta la città nella dimensione europea è necessario riscoprire il proprio radicamento e per i reggiani è un radicamento di cui non si è sufficientemente sicuri od orgogliosi. Il valore è sicuramente la qualità della vita quotidiana e sociale. Questi valori vanno affermati in continuazione, anche per differenza con le città vicine. Occorre puntare di più sull’autopromozione di quello che si è e di quello che si fa. Emerge la richiesta dell’indicazione di un progetto politico chiaro, alto, da seguire e per sognare insieme”.
Il punto debole dell’immagine della città è stato ripreso dal professor Giandomenico Amendola, docente alla facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, che ha invece sottolineato come Reggio possa candidarsi ad essere una delle città nel mondo che vantano una elevata qualità di vita come condizione necessaria per lo sviluppo economico.


L’urbanista Giuseppe Campos Venuti, professore emerito al Politecnico di Milano e consulente generale del Piano ha sottolineato alcune tra le “scelte coraggiose” contenute nel documento preliminare del Psc: il fatto che da una previsione di 24 mila alloggi il Piano sia sceso del 50%, a 12mila nei prossimi 15 anni (circa 800 alloggi all’anno, contro i 1.700 degli anni 2001-2005) di cui il 20% di edilizia residenziale sociale; la previsione di non urbanizzzare più terreno agricolo e di mettere a dimora 5 alberi per ogni alloggio, il che significa 60mila alberi in più.
L’architetto Rudi Fallaci, di Tecnicoop di Bologna, consulente urbanistico del Piano, ha illustrato la “strumentazione” tecnica del Piano, riguardo le aree di trasformazione e i tessuti urbani, lo sprawl urbano.


L’ingegnere Maria Sergio, dirigente del servizio Pianificazione e qualità urbana del Comune di Reggio ha illustrato il primo quaderno del Piano dei servizi, che ha fotografato con la collaborazione di molti soggetti attivi sul territorio, a partire dalla Circoscrizioni. Nelle ville e nelle frazioni di Reggio risiede il 36% della popolazione, a metà degli anni ’90 ci abitava solo il 18%; gli stranieri sono raddoppiati fra il 2001 e il 2005 attestandosi oltre il 10% dei residenti sino a superare il 20% in alcuni ambiti. Gli alloggi sono aumentati di 8.500 fra il 2001 e il 2005, così come aumentano considerevolmente famiglie e residenti. Ci sono più anziani e più bambini di 120 nazionalità diverse. Cambiano gli stili di vita, la percezione del futuro, si affievolisce il senso di appartenenza. Maria Sergio ha posto l’accento quindi sulla “città pubblica”: occorre investire sul potenziale presente, in particolare sullo spazio aperto, sui luoghi dell’incontro e della socialità spontanea che in molti casi sono i luoghi della memoria collettiva.
Il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, ha concluso la Conferenza: “Conduciamo questo primo passo, che è il Psc, in libertà. Liberi dai condizionamenti, liberi nella ricerca di significati, nel restituire significati ai luoghi e partiamo dal punto di vista delle persone che abitano la città. I ponti di Calatrava, ad esempio, sono già un luogo che i reggiani hanno fatto proprio. Diceva il sindaco di Firenze, Lapira, ai giovani “amate le vostre piazze, ritrovate nelle strade il senso della vostra appartenenza alla città”. Ci vuole passione per la propria città, almeno tanta quanta ne hanno quelli che la denigrano. Ci vuole coraggio. L’amministrazione mette libertà, passione e coraggio nel pensare di rigenerare i tessuti densi della prima periferia, a creare più connessioni, comunicazione e più luoghi per la celebrazione dei riti collettivi. Siamo qui ad ascoltare, siamo pronti ad una discussione aperta e non torbida, avendo le idee chiare su ciò che ha fatto di vincente questa città. Vogliamo creare le condizioni perché qui si possa lavorare bene, vivere bene, pensiamo ai giovani, che sono il nostro futuro ed è con spirito di generosità che ci indirizziamo verso questo piano e le scelte che compiremo”.