Nella morte di Daniela Lanzoni, la
donna di 54 anni deceduta all’Ospedale S.Orsola-Malpighi di
Bologna il 27 settembre, due giorni dopo l’asportazione di un
rene sano effettuata per un errore dovuto ad uno scambio di tac, c’è stata una ”una carenza della
funzione direzionale” relativa alla garanzia di corretta
esecuzione delle procedure adottate (profilassi antitrombo
embolica, tenuta cartella clinica) e della gestione del decorso
post-operatorio. E’ quanto sostengono gli esperti nominati da Regione e Ministero della Sanità.


E’ uno degli aspetti che vengono sottolineati nella relazione
conclusiva dei lavori della commissione d’indagine istituita
dall’assessore alle politiche per la salute della Regione
Emilia-Romagna Giovanni Bissoni, d’intesa con il Ministro Livia
Turco, subito dopo la morte della donna.

L’asportazione del rene
sano era stata decisa per un errore dovuto all’attribuzione di
un referto e di una tac appartenenti a un’altra donna che aveva
lo stesso cognome ma nome differente.
La relazione conferma le osservazioni contenute in quella
preliminare, consegnata l’8 ottobre, a partire dall’errore di
assegnazione nel sistema informatico in uso alla radiologia
(Pacs) di immagini e referto Tac di un’altra paziente, e
fornisce un approfondimento specifico sul funzionamento
dell’Unita’ operativa di Urologia. La relazione conclusiva è
stata consegnata il 30 ottobre ed è stata valutata in questi
giorni dall’Assessorato.
Sul caso indaga anche la Procura di Bologna, l’inchiesta vede indagate otto persone, sei
medici di Urologia e Radiologia e un tecnico radiologo con
l’ipotesi d’accusa di omicidio colposo, e una infermiera
accusata, insieme ad un medico (tra quelli
indagati per omicidio colposo), di falso per le manomissioni
della cartella clinica.