Ho già affermato e detto che il silenzio da me mantenuto sulla vicenda di cui mi accusa il prof. Massimo Federico, non è in alcun modo dovuto a codardia, ma alla convinzione che l’assurdità dei rilievi mossi nei confronti miei e dei miei famigliari avrebbe fatto giustizia di ogni illazione.

Avevo anche invitato il prof. Massimo Federico nella conferenza stampa che abbiamo tenuto il 23 ottobre scorso, ad attenersi ad un comportamento e ad un contegno rispettosi del lavoro consegnato, dopo il suo esposto, alla Magistratura, alla quale deve essere garantita massima autonomia, indipendenza e serenità.
Capisco che la decisione di questo autorevole organo – da quanto si è appreso – di archiviare la suddetta denuncia esponga ora il collega al rischio di vedersi penalmente e civilmente perseguito per diffamazione e che la reazione sia tanto scomposta quanto sono risultate farneticanti le sue affermazioni e montature.
Abbandonato dai suoi stessi colleghi che massicciamente e liberamente – sottolineo – non gli hanno rinnovato la fiducia per la Direzione della Scuola di Specializzazione di Oncologia, il prof. Massimo Federico sta reagendo come affetto da una grave sindrome, astinenza dal potere, di cui non mancano illustri esempi nella storia, purtroppo conclusisi con tragedie che hanno finito per far cadere insieme a Sansone tutti i Filistei.
L’Accademia fortunatamente, come possono testimoniare le prese di distanza di tanti colleghi, che ringrazio pubblicamente per la solidarietà manifestata, è vaccinata contro il pericolo di una infausta deriva orwelliana, che consegni il governo dell’Ateneo a chi fa del sospetto e della diffamazione un metodo per la conservazione propria e del proprio potere, giungendo a ignorare precise disposizioni di legge e solleciti espressi da organi superiori, cosa che per quanto mi riguarda non è mai accaduta.
Credo, invece, nell’espressione libera del consenso e nel rispetto delle leggi dello Stato e se mi sono mosso, decidendo il commissariamento della Scuola di Specializzazione di Oncologia, lo ho fatto perché si stava perpetrando una violazione di legge, finalmente sanata.
Per questo sono sereno, una qualità che certamente manca – in questo momento – al mio detrattore, le cui responsabilità e la cui “sine cura” sono “provate” e non sono il risultato di suggestioni.
Tutto questo senza voler eccepire per non essere accusato di “persecuzione” sull’uso che il professor Massimo Federico, in spregio ai malati del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, continua a fare di strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche destinate alla cura ed alla ricerca, non al servizio di personali campagne diffamatorie.

(Il Rettore, Prof. Gian Carlo Pellacani)