“L’attività formativa al servizio dell’industria ceramica, svolta su più livelli attraverso un costante coinvolgimento di Cerform, Centro Ceramico, Università di Modena e Reggio Emilia e istituti medi superiori coinvolti, è stata in grado di fornire, nel corso del tempo, risposte adeguate alle diverse sollecitazioni – afferma Carlo Cottica, Presidente della Commissione Formazione, Scuola e Università di Confindustria Ceramica –.

Oggi è però necessario che, anche in termini organizzativi e strategici, si faccia un passo avanti e si arrivi alla creazione di un vero e proprio Polo Formativo per i materiali delle costruzioni, quali la ceramica, i laterizi, i materiali plastici, i metalli quali acciaio ed alluminio. E’ importante che la Regione Emilia Romagna, di concerto con le Amministrazioni locali e gli Atenei di competenza, istituzionalizzi questa importante realtà, a conferma della centralità del settore della ceramica nel tessuto economica dell’Emilia Romagna”.

“L’ingresso in azienda di giovani preparati e la ‘manutenzione dei saperi’ di coloro che già sono nelle nostre imprese è un aspetto strutturale e fondamentale. Questo anche alla luce dell’evoluzione del settore verso produzioni ecologicamente sostenibili, ottimizzazione e certificazione dei cicli manifatturieri, internazionalizzazione commerciale e produttiva, crescente attenzione verso i progetti architettonici e di interior design. L’eccellenza professionale e il continuo miglioramento delle risorse umane nel comparto ceramico rappresentano la migliore speranza di mantenere anche in futuro una posizione di preminenza a livello mondiale. Un polo formativo regionale specifico per i materiali sarebbe di fondamentale aiuto”.

I numeri del distretto della piastrella di Sassuolo sono eloquenti in proposito. Il tasso di attività del 73%, il livello di disoccupazione del 3,4% ed il 58,25% del valore aggiunto creato dall’industria – valore doppio rispetto alla media nazionale e maggiore della media regionale – pongono questo settore già ai livelli indicati dall’Accordo di Lisbona. Nella regione Emilia Romagna l’industria della ceramica fattura 5,1 miliardi di euro, il 72% derivante dall’esportazione, ed occupa oltre 32.000 dipendenti diretti, a cui si deve aggiungere un importante e significativo indotto nel campo della tecnologia, delle materie prime e dei servizi.
La qualità e l’aggiornamento delle risorse umane rappresenta un indispensabile tassello per la competitività dell’industria europea, come la stessa Agenda di Lisbona ha ribadito fin dall’anno 2000. Un impegno che interessa trasversalmente tutti i settori industriali, tra cui anche quello dell’industria italiana della ceramica, che rimane ancora una eccellenza del made in Italy ed una punta di diamante dell’industria in Emilia Romagna nonostante un contesto internazionale sempre più difficile.