La memoria scomoda dell’olocausto degli zingari: il Sindaco, tre esperti e un musicista per una iniziativa a Castel Maggiore, giovedì 7 febbraio.


“La memoria, il ricordo” è il titolo che racchiude le iniziative programmate a Castel Maggiore nei giorni dedicati all’olocausto. Ma se, nel caso della shoah, possiamo senz’altro dire che la nostra società è stata in grado di allestire una consapevolezza largamente condivisa di
quello che è successo, andando quindi a realizzare – con la stratificazione delle testimonianze e delle rierche storiche, e la testimonianza a livello mondiale della letteratura, del cinema e dell’arte in generale – una
“memoria collettiva” della tragedia consumatasi che è anche monito per il presente, non altrettanto si può dire del “porrajmos”, l’olocausto degli zingari, per il quale si stimano mezzo milione di morti nei lager e nelle operazioni di “polizia” in Europa orientale, ma per il quale non esiste consapevolezza collettiva al di fuori di una ristretta cerchia di addetti ai lavori e di “amici” dei rom e dei sinti.

Giovedì 7 gennaio intendiamo parlare della vicenda del porrajmos, cercando di dare risposta agli interrogativi che sorgono sul silenzio che la
circonda, e anche sulle analogie tra le motivazioni della deportazione e dello sterminio fornite dai fascismi europei e l’ostilità di determinate
campagne d’odio che tutt’oggi caratterizzano alcune zone d’Europa.
Lo faremo con il Sindaco Marco Monesi, valendoci della partecipazione di tre persone che hanno dato e danno un importante contributo di conoscenza
su questi temi:
– Ernesto Rossi, già funzionario del Settore Cultura del Comune di Milano, lasciato il lavoro si occupa di volontariato insieme a Rom e Sinti a Milano e dintorni. È vicepresidente dell’Associazione Aven Amentza (venite con
noi)-Unione Rom e Sinti, con sede nel campo comunale di Triboniano, a Milano, e presidente dell’Associazione ApertaMente di Buccinasco. “Cerco di fare qualcosa contro il pregiudizio, il più delle volte senza riuscirci”.
– Dimitris Argiropoulos, Educatore con una significativa esperienza presso le realtà dei campi “nomadi”, è ricercatore e professore a contratto presso l’Università di Bologna, Facoltà di Scienze della Formazione.
– Luca Bravi, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze, si è dedicato alla persecuzione dei rom durante
il fascismo. È autore di molti saggi pubblicati in volumi collettivi e del libro “Altre tracce sul sentiero per Auschwitz. Il genocidio dei rom sotto
il Terzo Reich”.

Ci accompagnerà in questa riflessione l’eccezionale contributo dell’artista romeno George Moldoveanu, violinista solista e direttore d’orchestra. Figlio d’arte (violinista era il padre, e oggi ha una moglie cantante e ambedue musicisti i figli), a 15 anni si esibisce nel suo primo concerto pubblico. A 33 anni è già direttore di un complesso di musica popolare e fino al 1989 dirige l’Ansamblul Doina Doljului di Craiova, per poi diventare primo violino di uno dei più importanti
complessi romeni, l’Ansamblul Maria Tanase, pluripremiato in numerose tournées all’estero. A Milano dal ’99, Moldoveanu, che ha al suo attivo un
cd (Iubire de femeie. 2003, Romania), ha suonato all’Auditorium del Centro Bonola, a Radio Popolare, al Palalido (presentato da Gaetano Liguori e complimentato da Dario Fo e Franca Rame), alle Vie dei Canti, manifestazione promossa da Comune di Milano e Arci, all’Università Cattolica, alla Provincia di Cremona, all’Università Statale di Milano, e in varie altre occasioni.

L’iniziativa si svolgerà alle 21 alla Sala Teatro Biagi D’Antona, via La Pira 54.