I lavoratori delle aziende bolognesi che aderiscono a Fondimpresa (il Fondo interprofessionale
Confindustria-sindacati che destina ad attività formative lo 0,30% dei contributi previdenziali versato dalle imprese a termini di legge) non potranno quest’anno accedere ai corsi di
formazione già previsti dal bando scaduto alla metà di aprile.


Si è verificata infatti una rottura al tavolo dei negoziati tra Unindustria Bologna e Cgil, Cisl e Uil provinciali. Lo annuncia la stessa associazione degli industriali che accusa i sindacati per la loro “pretesa di disporre direttamente di una percentuale ingiustificatamente elevata delle risorse finanziarie destinate da Fondimpresa alle iniziative formative in provincia di Bologna”.

Fondimpresa ripartisce infatti il finanziamento tra le varie province, in base al numero delle aziende interessate. Le associazioni territoriali di Confindustria e le segreterie provinciali di Cgil Cisl Uil definiscono l’utilizzo delle risorse
ottenute destinandole in parte alla progettazione, programmazione e coordinamento delle attività formative ed in parte alla effettiva realizzazione della formazione stessa.
In ogni provincia i sindacati gestiscono autonomamente una quota di queste risorse. Nel caso bolognese, però, fanno notare da Unindustria, il sindacato pretende che tale percentuale sia ben più alta di quanto è avvenuto in tutte le altre province dell’Emilia-Romagna.

“Un vincolo inaccettabile – spiegano dall’associazione – perchè comporta un’eccessiva riduzione delle risorse da utilizzare direttamente per la formazione dei lavoratori. Questo in un
contesto che vede, oltretutto, un forte calo dei finanziamenti destinati a Bologna, diminuiti quest’anno di oltre il 30% a causa di una minore disponibilità complessiva a livello nazionale”.

“Siamo disponibili a definire rapidamente col sindacato i criteri ai quali uniformarsi in occasione dei prossimi bandi di Fondimpresa – dice Roberto Gamberini, consigliere delegato di
Unindustria Bologna per la formazione -. Ci attendiamo però dal sindacato un atteggiamento diverso, che tenga conto delle reali esigenze dei lavoratori e delle imprese”.