Promuovere azioni mirate per lo sviluppo del benessere animale: dagli animali cosiddetti “da reddito” degli allevamenti, a quelli selvatici, senza trascurare gli animali domestici; avviare infine un piano operativo sulle emergenze sanitarie come il morbo della mucca pazza e l’aviaria. Per mettere in pratica questi impegni la Provincia di Modena ha creato un coordinamento tra tutti gli assessorati alla Sanità, Ambiente e Agricoltura, quelli cioè che hanno competenze sugli animali.
E’ questo il filo conduttore del documento “Diritti e benessere degli animali in provincia di Modena” illustrato da Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, nel corso del Consiglio provinciale aperto che si è svolto mercoledì 16 aprile alla presenza di un pubblico numeroso di cittadini tra cui diversi volontari delle associazioni animaliste.
«Concetti come la difesa e la salvaguardia delle varie specie – ha spiegato Caldana – il rispetto delle caratteristiche etologiche e delle esigenze degli animali conviventi a vario titolo fanno ormai parte della sensibilità comune. Con questo programma facciamo nostri gli obiettivi posti dall’Unione europea e dalla legislazione nazionale tenendo conto dello sviluppo della cultura rivolta al benessere animale e delle riflessioni determinate dall’applicazione dei principi della bioetica».
L’impegno della Provincia nei prossimi mesi sarà quello di individuare tre distinti piani di azione, per i quali sono già stati indicate alcune linee di intervento, dedicati agli animali d’affezione, a quelli degli allevamenti e alla fauna selvatica.
In particolare saranno avviate campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle tematiche relative agli animali; previsto anche lo sviluppo su tutto il territorio provinciale degli uffici per i diritti degli animali; sarà definito anche un piano operativo in caso di emergenza sanitaria sulle malattie infettive che colpiscono gli animali.
Nel corso del Consiglio sono intervenuti anche Maurizio Guaitoli e Graziano Poggioli, rispettivamente assessore provinciale alla Sanità e all’Agricoltura, e l’entomologo Giorgio Celli, docente alla facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, scrittore, attore e conduttore televisivo. «Nel nostro paese, purtroppo, gli animali sono trattati male – ha detto Celli – anche perché troppo spesso si tende a considerarli come una macchina incapace di soffrire o provare sentimenti. Il fenomeno degli abbandoni, per esempio, è tipicamente italiano, mentre nel resto d’Europa è praticamente inesistente. Insomma c’è ancora molto da fare per dare piena dignità agli animali, anche a quelli domestici».
Sono intervenuti Valentina Ferrante, ricercatrice al dipartimento di Scienze animali della facoltà di Veterinaria dell’Università di Milano; Piero Milani, responsabile del Centro fauna selvatica “Il Pettirosso” di Modena che ha raccontato l’attività del centro (vedi comunicato n. 464) e Anna Maria Bonettini, responsabile del Parco dell’Adamello a Brescia, che ha illustrato la collaborazione con la Provincia di Modena sul recupero dei caprioli.
Sono state illustrate, infine, le esperienze dell’Ufficio diritti animali dei Comuni di Modena e Formigine e le esperienze di due aziende agricole di allevamento di bovini da latte e di suini.
Cani e gatti a Modena
Secondo stime del servizio veterinario dell’Ausl si ipotizza che la popolazione dei cosiddetti animali di affezione presenti nelle famiglie modenesi si aggiri tra le 50 e le 70 mila unità, sia per i cani che per i gatti.
In provincia di Modena sono attivi 17 canili, quasi tutti comunali, che ospitano oltre duemila cani. I gattili sono cinque con circa 500 gatti ospitati.
Tra le ipotesi di nuove strutture previste dal programma provinciale finora è stata finanziata quella di un canile a Spilamberto. Si tratta di un impianto innovativo che, tra l’altro, riutilizza una ex cava sul fiume Panaro. La struttura servirà i comuni del distretto di Vignola.
Quali politiche e quali metodologie per promuovere il benessere animale, la sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini rispetto alla vita degli animali? Come muoversi e a quali criteri ispirarsi nella gestione delle strutture di ricovero? Una risposta cerca di darla il documento tecnico messo a punto da un gruppo di esperti e fatto proprio l’anno scorso dalla Giunta provinciale di Modena. Esso individua le linee guida per le modalità gestionali dei canili e gattili pubblici al fine di garantire il benessere degli animali, la massima apertura ai cittadini, nonché incentivare le adozioni. Chiamati in causa sono i Comuni sollecitati a fare propri questi indirizzi applicandoli in fase di rinnovo delle convenzioni per la gestione di canili e gattili.
Mentre nel documento approvato ieri dal Coniglio provinciale sono previste azioni per la promozione a livello comunale degli Uffici dei diritti animali, di un regolamento per la tutela degli animali, il potenziamento dei servizi di anagrafe canina, la riattivazione dell’Osservatorio provinciale sull’avvelenamento degli animali, il censimento e la gestione delle colonie feline, la formazione degli operatori delle strutture (canile, parco-canile, gattile, oasi feline), certificazione per gli addestratori professionisti di cani, servizi per gli animali deceduti (cimitero e cremazione individuale), fino ai progetti di pet-therapy per anziani e bambini.
La gestione degli allevamenti
Per animali da reddito si intende quelli che fanno parte dell’economia zootecnica. Il numero di questi animali si può ricavare dal documento dell’annata agraria del 2007 secondo il quale in provincia di Modena esistono 100 mila bovini, 400 mila suini, 5 mila ovini, 19 mila caprini e tremila equini. Non vi sono dati sulla consistenza dei capi avicoli, ma ci sono 27 allevamenti di cui 18 da carne e nove da uova.
Per gli animali da reddito il documento della Provincia presentato al Consiglio prevede diversi tavoli di lavoro su benessere e biodiversità, su benessere e tipologia di allevamento, sui trasporti e la macellazione, su informazione e formazione in relazione al Piano di sviluppo rurale. Previsti anche l’elaborazione di un progetto finalizzato all’assistenza tecnica per migliorare le prestazioni aziendali verso gli animali e il supporto all’istituzione, in via sperimentale, di una unità mobile per la macellazione in azienda.
In pratica si tratta di uno studio sulle caratteristiche tecniche e dei costi dell’unità mobile e della presa di contatto con i potenziali utenti che sono le aziende zootecniche, le aziende agrituristiche con spaccio aziendale, categorie interessate alla macellazione rituale.
Il centro Il Pettirosso
Nei primi mesi del 2008 i volontari del Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena hanno recuperato e salvato quasi 300 animali selvatici, in particolare uccelli di diverse specie, tra cui numerosi rapaci, poi ghiri, istrici, ricci e quasi 60 ungulati, in gran parte caprioli investiti lungo le strade della montagna. Il bilancio di questi mesi di attività è stato illustrato da Piero Milani, responsabile del Centro, nel corso del Consiglio provinciale sul benessere animale che si è svolto mercoledì 16 aprile.
Nel 2007 il Centro ha salvato 2148 animali («un anno da record con un incremento in particolare degli ungulati – ha sottolineato Milani), recuperati in tutto il territorio provinciale con ferite gravi o in condizioni di grave difficoltà (nel 2006 erano stati circa 1500); tra questi ci sono anche 12 animali esotici, in particolare pappagalli sudamericani e due iguane, 316 ungulati (100 in più rispetto al 2006), 213 rapaci, 120 ricci, 32 chirotteri, nove tra donnole e faine, più sei tassi, otto istrici e tre gufi reali. A questi si aggiungono uccelli di varie specie come aironi, anatidi, passeriformi ma anche pipistrelli.
Parte degli interventi è stata effettuata in collaborazione con la Polizia provinciale, sulla base di un convenzione con la Provincia sul recupero della fauna selvatica.
Oltre 300 interventi sono stati richiesti da forze dell’ordine, Polizie municipali, Vigili del fuoco, Corpo forestale o dalla Polizia provinciale.
Gran parte degli animali salvati è stata curata nella sede del Centro in via Nonantolana a Modena per poi essere liberata «con una percentuale di reinserimento – ha confermato Milani – dell’80 per cento, tra la più alte in Italia per strutture come la nostra». Il centro conta sui una ventina di veterinari e 15 volontari.
Per le segnalazioni e richieste di intervento sono attivi 24 ore su 24 alcuni numeri telefonici: 339 8183676-339 3535192 oppure è possibile chiamare anche il servizio 118.

