“Si è concluso il primo dei processi reggiani – dichiara Massimo Becchi segretario di Legambiente Emilia-Romagna e presidente della sezione reggiana dell’associazione – che riguardano le escavazioni abusive di sabbia nel Po, con una sentenza del giudice Fanile che rimette in ordine una situazione nata nella notte del 27 novembre 2003 e che aveva visto gli uomini dell’ ispettore Rossoli del Corpo Forestale dello Stato seguire le attività di escavazione nell’alveo del Po di sabbia fra Boretto e Gualtieri nel reggiano, per poi intervenire nel piazzale della ditta Bacchi Aldino di Boretto ed arrestare i quatto responsabili del furto. Arresto non confermato dal giudice di Guastalla Castellani, a cui era opposto il pubblico ministero Padula e che la Corte Suprema di Cassazione aveva invece ritenuto lecito nel settembre 2004. Da allora, per un processo per direttissima, a forza di rinvii, si è arrivati solo ora a chiudere questa annosa vicenda”.
“In questo processo Legambiente Emilia-Romagna si è costituita parte civile, anche in considerazione dei danni che queste escavazioni hanno prodotto negli ultimi 15-20 anni: è sotto gli occhi di tutti l’abbassamento dell’alveo di parecchi metri (anche 8 in alcuni punti), che ha causato un erosione delle sponde ed un aumento della velocità della corrente, senza contare che è sparito l’effetto biofiltro fatto dalla sabbia, lasciando le acque più inquinate e manca quell’apporto di inerti necessario al sistema costiero romagnolo in costante erosione. Infatti oltre al danno economico per avere prelevato inerti (cosa possibile per la sabbia solo in cave autorizzate nelle golene del fiume) è stato alterato il mercato della sabbia, gonfiandolo di enormi quantitativi di ottimo materiale prelevato dal fiume di notte”.
“Sentenza quindi esemplare – continua Massimo Becchi, in cui i quattro imputati, Toffanello Michele, Bernardiello Giancarlo, Crepaldi Doriano e Bonafè Filippo, sono stati condannatoi ad un anno di reclusione, 200 euro di multa ciascuno, al risarcimento delle spese processuali, incluse quelle della parte civile e al risarcimento del danno da quantificarsi in sede civile sempre nei confronti di Legambiente. Legambiente era presente con l’avvocato Francesco Colliva del foro di Bologna.
Adesso occorre – conclude Becchi – non abbassare la guardia ma andare avanti con i procedimenti ancora fermi nei confronti della ditta Bacchi al tribunale di Reggio, soprattutto per fermare del tutto quella odiosa pratica delle escavazioni notturne di sabbia dal fiume che dagli anni novanta si è protratta fino ai giorni nostri”.