«Il pieghevole sull’interruzione volontaria di gravidanza “Per scegliere cosa devo sapere?” diffuso dall’Asl e dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena è stato redatto in seguito alla richiesta della Regione di produrre materiale informativo sull’aborto medico e quindi sulla pillola Ru486 e risponde ai requisiti di appropriatezza e informazione che la stessa Regione ha richiesto».

Lo ha detto Maurizio Guaitoli, assessore provinciale alla Sanità, rispondendo all’interpellanza dei consiglieri di Forza Italia-Pdl Dante Mazzi e Claudia Severi nella quale si evidenziava che «il pieghevole, ritirato dalla circolazione in seguito alla protesta di associazioni della società civile, non faceva alcun riferimento ai maggiori rischi legati all’utilizzo della pillola Ru486 e conteneva elementi di esplicita violazione della legge 194 che stabilisce che l’aborto avvenga per intero all’interno dell’ambiente ospedaliero».

«Il pieghevole non è stato ritirato ma è tuttora in uso nei consultori – ha replicato l’assessore Guaitoli – e questo testimonia il valore dei suoi contenuti scientifici sui quali peraltro la Provincia non può intervenire, mentre riconferma la fiducia nella competenza di chi lo ha redatto».

Giovanna Bertolini (FI-Pdl) ha affermato: «La pillola Ru486 provoca un aborto invisibile e in solitudine. L’obiettivo della sua diffusione è smontare la legge 194 e abolire le garanzie offerte dalla sanità pubblica, riportando l’aborto tra le mura domestiche e lavandosene le mani». Walter Telleri (Verdi), ricordando che «l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito il principio attivo della pillola Ru486 tra i duecento farmaci necessari al mondo», ha affermato che «la mortalità non è superiore a quella dell’intervento chirurgico».
Per Cesare Falzoni (An-Pdl) «da sinistra si parla di difendere i diritti delle donne ma non si vede come persone venute in Italia non invitate trattano le proprie donne e i propri figli». Franca Barbieri (Pd) ha ribadito che «nelle nostre zone oggi le donne hanno più opportunità di scegliere di non abortire. Questo attiene alla politica e di questo dobbiamo parlare, non di metodi che attengono alla scienza». Per Stefano Lugli (Prc) è fondamentale «l’autodeterminazione della donna che deve essere messa nella condizione di affrontare questo passaggio doloroso con gli strumenti che ritiene più opportuni».

Dichiarandosi non soddisfatta, Claudia Severi (FI-Pdl) ha replicato che «dal pieghevole passa il messaggio che l’aborto “fai da te” equivale ad aborto facile, sottovalutando i maggiori rischi della pillola rispetto all’intervento riportati da pubblicazioni mediche. Siamo preoccupati che la Provincia si riconosca in un volantino che contiene informazioni distorte e sottovaluta i rischi della Ru486».