In merito alla possibilità dell’arrivo dei militari a Modena che si occuperanno di presidiare il locale Cpta, il Silp per la Cgil ritiene di aprire una seria riflessione. Se è vero che la Questura di Modena riavrà a disposizione circa 15 poliziotti che attualmente svolgono la propria attività presso quel Centro, al tempo stesso ci sorgono alcuni interrogativi.

1. Quando tempo rimarranno i militari?
2. Avranno la formazione per gestire un centro, che ripetiamo non è un carcere, ma è un centro di identificazione di stranieri clandestini?
3. Come sarà gestito e coordinato il centro e soprattutto, quali saranno le competenze dei militari?
4. Quali saranno i costi di tale provvedimento?

Il Silp non si è mai nascosto nell’affermare che il compito di gestire il fenomeno come quello dell’immigrazione clandestina, in parte, era improprio affidarlo alla Polizia di Stato, in quanto ritenuto un fenomeno sociale che non poteva essere combattuto da uno stato di polizia, è maggiormente lo riteniamo per le forze militari come l’Esercito.
Molte delle incombenze che oggi vanno ad inficiare l’attività della Questura di Modena sono quelle legate agli accompagnamenti per l’espulsioni o presso gli istituti ospedalieri che crediamo non possano essere affidate ai militari.
Il timore che tale provvedimento possa essere un “tampone improprio e provvisorio” all’attuale emergenza vissuta dalle forze di polizia modenese è alta. Siamo sempre stati convinti che sulla sicurezza bisogna investire con un programma ampio che delinei una vera strategia per ridurre la criminalità e per far riacquisire quella percezione di sicurezza che la cittadinanza pretende.
Purtroppo, le ultime decisioni governative, vanno nel senso opposto rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Una cosa però proprio non riusciamo a comprenderla, in uno stato democratico come il nostro, sembrerebbe che ci sia il tentativo di coprire le deficienze della polizia a status civile, ovvero quelle della Polizia di Stato, con l’impiego “improprio” dell’esercito in compiti di polizia.

Riteniamo che tali decisioni oltre ad essere costose, a danno delle risorse stanziate per il ministero dell’Interno, risulterebbe inefficace rispetto ai principi ispiratori costituzionali e della legge di riforma 121/81. Principi che hanno compiuto un’inequivocabile scelta di campo, condivisa in tutti i paesi a democrazia avanzata del mondo: la funzione di polizia, attraverso la quale lo Stato deve assicurare ai cittadini l’ordine e la sicurezza pubblica, deve essere civile. Solo paesi democraticamente instabili o quelli governati da dittature di varia ispirazione, infatti, affidano ai militari questi compiti essenziali.

(Il Segretario Generale Provinciale Roberto Di Biase)