Si è appena conclusa la terza campagna di scavo archeologico nella villa urbano rustica di età romana rinvenuta a Montegibbio di Sassuolo, in località il Poggio. Anche quest’anno lo scavo ha fornito dati di grande interesse per la storia di questo insediamento.


Le indagini archeologiche hanno messo in luce nuovi ambienti, in particolare due lunghi corridoi che racchiudevano su due lati la grande stanza con pavimento in opus signinum, già individuata e scavata l’anno scorso, ed una terza stanza in gran parte danneggiata da lavori agricoli. Anche questi locali risultano pavimentanti in opus signinum, uno dei quali, decorato con lastrine di marmo e tessere di mosaico, è collegato alla grande stanza da una soglia lapidea che conserva ancora gli incavi di alloggiamento dei cardini della porta. Molto significativa è la presenza, negli strati di preparazione dei pavimenti, di alcuni frammenti di ceramica di età repubblicana, tra i quali segnaliamo una tazza quasi intera in ceramica a vernice nera.

I dati storicamente più rilevanti sono comunque emersi da alcune indagini stratigrafiche mirate che hanno rivelato una fase abitativa precedente la villa repubblicana e riferibile, con molta probabilità, al II-I sec. a.C. Lo testimonia il ritrovamento di ceramica a vernice nera, tra cui segnaliamo un piatto con incisa una K -forse segno di proprietà-, una fibula “ad arpa” in bronzo, databile attorno alla metà del I sec. a.C., e vari reperti in ferro associati a numerose scorie da correlare alla lavorazione in loco di questo metallo. Negli strati basali della villa abbiamo anche rinvenuto alcune schegge in selce che indiziano una frequentazione della zona già in epoca preistorica.
Dalla lettura della stratigrafia archeologica appare evidente che l’impianto della villa è da riferire al I sec. a.C. e la sua distruzione, causata nel I sec. d.C. da un probabile evento sismico, parrebbe confermata dal tipo di dissesto dei pavimenti, ondulati e segnati da larghe fessurazioni.
Lo scavo di quest’anno ha confermato la presenza di fasi costruttive anche dopo la distruzione della villa: la più recente, databile al periodo tardoantico (IV e VI sec. d.C.), è attestata da un ampio basamento in laterizi, da riferire forse ad un turcularium, da una decina di monete tardoromane e da numerosi frammenti di ceramica verniciata tarda e di ceramica grezza. Sempre dai deposti tardoantichi vengono uno spiedo e un grande falcetto in ferro, oltre a lacerti dei pavimenti in mosaico del primo impianto della villa, riutilizzati come materiali da costruzione nel tardoantico per nuovi e più modesti fabbricati.

Lo scavo, finanziato dal Comune di Sassuolo e diretto dal Soprintendete Luigi Malnati e dall’archeologo Donato Labate della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, con il coordinamento sul campo dall’archeologa Francesca Guandalini, è stato anche un fruttuoso campo scuola per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Una dozzina di studenti hanno partecipato allo scavo e alcuni di loro hanno già scelto lo studio i materiali rinvenuti nello scavo archeologico come argomento della tesi di laurea.
“La continuità con il lavoro fatto negli anni precedenti –afferma l’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Sassuolo Stefano Cardillo– e la consapevolezza dell’importanza del ritrovamento sono stati il motore per l’Amministrazione comunale nella volontà di proseguire negli scavi. L’aver portato alla luce altri ambienti, che saranno certamente in grado di raccontarci molto su quello che sono le nostre radici, è per noi fonte di enorme soddisfazione poiché rappresenta un ulteriore testimonianza della presenza di una civiltà per larghi tratti ancora sconosciuta a Sassuolo: una realtà che sarà oggetto di studi ulteriori nei lavori di un convegno di prossima realizzazione”.
Anche quest’anno la ditta Geogrà di Sermide (MN) ha sponsorizzato il rilievo laserscan delle strutture mese in luce nella villa romana.

Il Comune e la Soprintendenza, in collaborazione con i Lions Club, stanno organizzando un convegno interamente dedicato agli scavi di Montegibbio che si terrà entro la fine dell’anno e che vedrà la partecipazione di archeologi e docenti dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Un’occasione per fare il punto con studiosi, studenti e cittadinanza tutta sulle ragioni storiche, archeologiche e geologiche per cui il sito di Montegibbio ha tanta importanza nell’ambito della storia del popolamento antico del Modenese.