Un incontro urgente con il ministro dell’Agricoltura Luca Zaiaper illustrare la situazione del comparto e attivare la richiesta di stato di crisi, ma anche il ritiro dal mercato di una quota di prodotto per
favorire una ripresa dei prezzi all’origine e misure sul fronte del credito per alleviare le situazioni di maggiore esposizione debitoria di caseifici e allevatori.


Sono questi i primi provvedimenti annunciati dall’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni al termine della riunione del tavolo di
crisi per il Parmigiano Reggiano svoltasi questa mattina a Bologna. “Le difficoltà che il settore sta attraversando sono molto gravi a causa di
una forbice crescente, per i produttori, tra costi e ricavi – ha spiegato Rabboni – Le chiusure di allevamenti e caseifici cominciano a essere non più fisiologiche. Stiamo lavorando perché questo patrimonio importante dell’Emilia-Romagna non venga disperso”.

“Per fare questo occorre agire su due fronti – ha sottolineato Rabboni – e affiancare a un pacchetto di misure urgenti, capaci di dare respiro al
settore nell’immediato, anche una generale riorganizzazione del comparto, cui lavorare tutti insieme: Consorzio di tutela, Organizzazioni agricole e cooperative, Amministrazioni locali.
L’obiettivo deve essere quello di promuovere forme di aggregazione dei produttori e dare vita a organizzazioni commerciali dei caseifici, in
grado di essere interlocutori più forti sia sui mercati internazionali sia nei confronti della grande distribuzione organizzata”.

Secondo i dati forniti dal Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, attualmente il costo alla produzione di questo formaggio oscilla tra i
7,97 e gli 8,23 euro al kg, a fronte di un prezzo all’ingrosso compreso tra i 7,20 e i 7,80 euro. Il prezzo medio allo scaffale va dai 13,90 ai
15,90 euro al kg ma – secondo dati della grande distribuzione – la maggior parte del prodotto (una percentuale che si aggira sul 70%) viene ormai
venduta nei supermercati attraverso iniziative promozionali a prezzi che vanno dai 7,90 agli 9,50 euro.
All’origine di questa situazione vi è in primo luogo la debolezza commerciale dei produttori divisi tra 430 caseifici e chiamati a confrontarsi con 5 gruppi di acquisto dotati di un grandissimo potere
contrattuale.
Da qui la necessità di lavorare per promuovere forme di aggregazione, a partire dalle organizzazioni di prodotto e per avviare interventi coordinati sul fronte della commercializzazione e della promozione, anche
– ha sottolineato Rabboni “con la messa a disposizione di risorse straordinarie da parte della Regione”.
Un ulteriore incontro del tavolo di crisi per affrontare questi temi è già stato annunciato per le prossime settimane, ma Rabboni ha anche annunciato che sottoporrà al Ministro il tema di un intervento legislativo a livello nazionale per disciplinare le vendite promozionali e sottocosto dei prodotti alimentari.
Sempre nelle prossime settimane è in programma un incontro con i Consorzi di Garanzia per mettere a punto un pacchetto di proposte sul
fronte finanziario da sottoporre al sistema bancario per aiutare allevatori e caseifici in condizioni di eccessivo indebitamento.

La crisi che sta attraversando il comparto produttivo del Parmigiano-Reggiano rischia di portare alla perdita di un modello produttivo che ha fatto della qualità, della genuinità, della tracciabilità e dell’integrazione territoriale uno dei prodotti di eccellenza della gastronomia italiana nel mondo.

“Istituzioni, produttori, grande distribuzione organizzata devono intervenire urgentemente per evitare che si perpetui una situazione di divaricazione tra costi di produzione e reali ritorni economici – dice Mario Girolami, Presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna – Bisogna impedire che la crisi degeneri nella chiusura di stalle e caseifici penalizzando il sistema regionale in termini occupazionali, ma anche e soprattutto il modello economico che questa produzione rappresenta. E’ infatti un esempio di mix, unico al mondo, tra territorio, cultura, produzione e tradizioni”.
Occorre, evidenzia Girolami, che il tavolo di crisi che è stato attivato a livello sia del Consorzio del Parmigiano-Reggiano che presso la Regione proceda in tempi stretti a dare risposte immediate alla crisi in atto, rigenerando nuovi modelli organizzativi capaci di assicurare un futuro al comparto e al “re dei formaggi”.

“E’ necessaria una rivisitazione sul modello americano della regolamentazione dell’anti trust per il settore dell’agroalimentare, l’abbattimento dei costi della burocrazia che gravano sul settore, la difesa in sede comunitaria delle produzioni Dop e delle proposte avanzate dal consorzio sui nuovi regolamenti UE, la creazione di una interprofessione forte finalizzata a riequilibrare la ripartizione delle risorse tra i soggetti economici che in essa operano, l’avvio di nuovi modelli di aggregazione e di approccio al mercato nazionale ed internazionale”.