La squadra mobile della questura di Bologna ha scoperto sei case d’appuntamento cinesi e ha arrestato otto persone. Nelle case venivano impiegate una trentina di prostitute che avevano clienti tutti italiani.

Gli arrestati, quattro uomini e quattro donne, sono tutti cinesi, accusati a vario titolo di sfruttamento della prostituzione ed estorsione.
In particolare cinque di loro gestivano sei case d’appuntamento in zona Bolognina in cui si prostituivano ragazze loro connazionali e tre volevano inserirsi nel proficuo mercato anche a costo di scatenare una guerra con gli altri.
W.B, 36 anni, S.Q.C, di 34, Q.H., 38enne regolare, sua sorella D.M.H. di 37 e Y.Z di 33, gestivano i bordelli nella chinatown bolognese.
Secondo gli investigatori, ogni appartamento fruttava 600 euro al giorno: il 60% andava agli sfruttatori che si occupavano di tutto e il 40% alle ragazze.

Qualche mese fa in città sono giunti altri due cinesi, L.C. di 27 anni e L.H. di 28 che volevano aprire una casa d’appuntamenti nel capoluogo emiliano. Ad aiutarli Y.H. di 35 anni che, dopo aver aiutato gli altri cinque sfruttatori, aveva deciso di mettersi in proprio con gli altri due. Ne è nato uno scontro che grazie all’intervento della polizia non è sfociato in tragedia.
L’operazione della squadra mobile è poi proseguita sino quando è stata chiusa con l’esecuzione delle otto ordinanze di custodia.