Si prende spunto dalle notizie di questi giorni circa l’avvenuta presentazione di numerose osservazioni al Ppae (Piano provinciale attività
estrattive) per precisare che anche le Organizzazioni professionali agricole di Modena, Confagricoltura, Coldiretti, CIA, Copagri,
congiuntamente hanno presentato una osservazione al Piano estrattivo provinciale dove esprimono preoccupazione per la continua erosione di terreno coltivabile destinato ad attività estranee al settore primario.


Una prima analisi della cartografia e delle proposte del Piano estrattivo evidenzia la presenza di grandi poli estrattivi nei comuni della valle Panaro ed alcuni rilevanti poli estrattivi anche nei comuni della bassa (Concordia s/S, Mirandola, San Felice s/P e Finale Emilia) in grado di intaccare in modo significativo il territorio agricolo esistente sia per estensione che per qualità dei terreni individuati.
Nell’intento di limitare i fabbisogni di terra e limi necessari alle grandi opere pubbliche attese nella nostra provincia, tra cui la progettata Autostrada Cispadana, Le scriventi Organizzazioni del modo
agricolo chiedono alla Provincia, in sede di risposta alle osservazioni e di approvazione del Ppae, di prevedere l’individuazione di “cave a
progetto” per l’estrazione degli inerti dai relitti aziendali che si formano come diretta conseguenza del piano espropri ogni qualvolta venga realizzata un’opera infrastrutturale viaria di notevoli dimensioni.
Si chiede pertanto che il Ppae preveda la possibilità di inserire come possibili siti estrattivi quei relitti aziendali originati dal piano
espropri che, per forma, dimensione, localizzazione risultino antieconomici ai fini di una corretta gestione agraria ma che, al
contrario, presentino adeguate caratteristiche per lo sfruttamento estrattivo sia in termini di dimensione dei relitti che per caratteristiche pedo-granulometriche degli inerti.

I vantaggi ambientali che si otterrebbero sarebbero molteplici e possono così riassumersi:
– riduzione di ambiti estrattivi in territori agricoli esistenti che rimarrebbero in tal modo salvaguardati, secondo un modello di sviluppo
eco-compatibile ed eco-sostenibile che erode e sottrae beni e risorse naturali primarie non rigenerabili in misura strettamente indispensabile;
– stretta connessione tra l’apertura di cave e la quantità di materiali da estrarre funzionalmente e temporalmente collegati con l’opera che si
intende realizzare, con individuazione dei siti estrattivi dove l’opera venga effettivamente realizzata;
– riduzione drastica dei danni ambientali e territoriali dovuti al trasporto di inerti che sarebbe realmente a Km 0, essendo il prelievo
degli stessi a ridosso dell’opera da realizzare e non a distanza come nel caso delle cave previste nei comuni a nord-est di Modena. Ne verrebbe
inoltre salvaguardata la viabilità locale e conseguente sicurezza stradale che notoriamente subisce notevoli peggioramenti e ripercussioni in
occasione di trasporti con mezzi pesanti;
– riconoscimento ai soggetti impattati di beneficiare di una possibilità di ristoro dei danni subiti aggiuntiva rispetto alle indennità previste
per legge che, di frequente, sono causa di contenzioso;
– creazione di invasi e bacini di raccolta delle acque in grado di risolvere buona parte dei problemi connessi allo stravolgimento del
sistema scolante preesistente e contemporaneamente in grado di contribuire
alla cronica carenza di acqua per uso irriguo.

Le organizzazioni agricole auspicano un favorevole riscontro da parte delle autorità provinciali ritenendo di aver apportato il proprio
contributo costruttivo, utile e doveroso al dibattito che è nato intorno al Piano estrattivo provinciale da parte di molte componenti della società civile.

(CONFAGRICOLTURA , CIA, COLDIRETTI, COPAGRI di Modena)