Tornano domenica prossima, 26 ottobre, alle ore 11 presso il Teatro Carani di Sassuolo, gli “Incontri con l’Autore”: la rassegna culturale delle Fiere d’Ottobre organizzata dal Comune di Sassuolo e coordinata dal giornalista modenese Roberto Armenia, con il contributo di Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Enia Energia e Lapam Federimpresa. Ospite di domenica sarà Giuseppe Ayala che, intervistato da Roberto Armenia, presenterà il suo libro “Chi ha paura muore ogni giorno” che già ha superato le 50.000 copie vendute.


Giuseppe Ayala è stato protagonista, indagatore, istruttore dei più difficili processi di mafia. Ha fatto parte del mitico pool antimafia diretto da quel grande uomo e magistrato che è stato Antonino Caponnetto, con dioscuri Falcone e Borsellino. Nel gioco di squadra, ha il compito di pensare, partorire idee da mettere a disposizione del pool.

Trascorre oltre dieci anni fianco a fianco con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella Palermo infuocata degli anni Ottanta.
E’ una “esperienza esaltante e terribile – dice Ayala – che si concluse, da un lato con il grande successo sulla mafia e, dall’altro lato, con il nostro massacro da parte del CSM (per gelosie, invidie soprattutto).
Allora ci fece da padre il presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Era schifato di quanto ci era successo, fu lui a chiamare Claudio Martelli (allora Ministro di Grazia e Giustizia) per fare andare Falcone al Ministero di Grazia e Giustizia, a Roma. Poi, contattò Gerardo Chiaramente, allora presidente dell’Antimafia ed io diventai consulente della commissione Antimafia.
Falcone come Galileo, inventò un metodo e fu processato (dal CSM). Il suo metodo (chiamato “Copacabana” perché messo a punto durante un soggiorno professionale, per investigazioni, in Brasile di Ayala e Falcone.
Questi capì che non bisognava indagare mai su un singolo delitto di mafia ma inquadrarlo in un quadro più ampio. Per questo bisognava avere una visione unitaria del fenomeno mafioso”. Il metodo “Capocabana” –secondo lo stile ironico di Falcone, Borsellino e Ayala- suggerisce loro che finchè è in corso il maxi-processo, i magistrati sono salvi, hanno una assicurazione sulla vita. Nessun mafioso avrebbe avuto l’incoscienza di colpirli, di assassinarli. E così fu”.

In quegli anni eroici, che hanno portato alla prima, grande sconfitta della mafia (facendo capire che la mafia esisteva, era pericolosa ma poteva essere sconfitta dallo Stato legale), si è via via consolidata la stima e l’amicizia tra i componenti il pool, in particolare tra Ayala, Falcone e Borsellino. Al punto che, Ayala e Falcone, nati tutti due il 18 maggio, per undici anni, hanno festeggiato insieme il compleanno. “Al dodicesimo, commenta Ayala, Falcone non c’era più”. Facevano le vacanze insieme (bellissime le pagine nel libro “Chi ha paura muore ogni giorno”.

Giuseppe AYALA, nel 1987 quando collaborava con il settimanale “L’Europeo”, ha ricevuto il Premio Giornalistico Città di Modena (presidenti onorari Enzo Biagi e Indro Montanelli, presidente Sergio Zavoli, segretario generale Roberto Armenia), nella sezione dedicata a “Walter Tobagi”, sezione che, con la FNSI , premiava, ogni anno, il giornalista – scrittore particolarmente impegnato nelle lotte per la giustizia, la libertà, per i diritti civili. Altri giornalisti-scrittori vincitori del Premio Walter Tobagi, i magistrati Antonino Caponnetto e Gherardo Colombo.

L’incontro con Giuseppe Ayala si svolgerà domenica prossima, 26 ottobre, a partire dalle ore 11 presso il teatro Carani di Sassuolo. Al termine dell’incontro Ayala sarà a disposizione per rispondere alle domande del pubblico e autografare copie del libro.