Aumento delle tasse universitarie, diminuzione dei servizi per gli studenti. Università e scuola per ricchi e non per meritevoli. Ottocento
giovani ricercatori precari che, rifiutati dall’Università, dovranno fuggire all’estero per continuare a fare ricerca. Tagli allo stipendio dei
tecnici e degli amministrativi.


Queste sono le conseguenze delle leggi estive del Governo su Università e Scuola, esaminate e discusse nei giorni scorsi dall’assemblea del personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.

L’assemblea del personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo di Modena e
Reggio Emilia esprime preoccupazione per norme che sviliscono tutta l’istruzione pubblica (licenziamento di 140 mila insegnanti precari), tagliano dell’8% il finanziamento pubblico dell’Università che per ripianare questa perdita dovrà aumentare le tasse degli studenti. Prevista inoltra la riduzione del 10% del salario accessorio del personale e il blocco del turn over (ogni 10 pensionamenti solo 2 assunzioni).
L’Università, con tanto personale in meno, dovrà per forza ridurre i servizi destinati agli studenti.
Il taglio dei finanziamenti è uguale per tutte le Università, senza nessuna misura premiante per quelle più efficienti, come l’Ateneo di Modena e
Reggio Emilia.
Inoltre la legge prevede la possibilità che l’Università si trasformi da ente pubblico in fondazione privata. Tale eventualità sarebbe dannosa anche per il diritto allo studio: le università private in Italia sono atenei d’élite cui si accede pagando il triplo delle tasse versate oggi dagli studenti dell’Università pubblica.

L’assemblea ha sottolineato che chi paga il conto dei tagli prima di tutto è il personale dell’Università insieme alle famiglie degli studenti; ma anche i giovani ricercatori precari che, col blocco delle assunzioni, vedono svanire la possibilità di entrare stabilmente all’Università.
L’istruzione pubblica e l’Università in particolare vanno migliorate, ma queste norme non propongono alcuna riforma vera: il Governo vuole solo tagliare e favorire lo sviluppo di un’istruzione privata destinata a pochi
economicamente privilegiati.
L’assemblea del personale tecnico-amministrativo rifiuta questa scelta e ha chiesto un confronto con i vertici dell’Ateneo per capire come l’Università
intende muoversi per riaffermare che l’istruzione è un bene comune per la società e per tutti i giovani e non una merce da lasciare in balia del
mercato.