I sindacati delle costruzioni Fillea, Filca, Feneal regionali Emilia Romagna, con un convegno svolto oggi a Modena, hanno acceso un faro sui cantieri edili della regione e sul pericolo di infiltrazioni mafiose nel settore. Sotto il titolo ”Edilizia sul filo del rasoio: il settore delle costruzioni a rischio di infiltrazioni criminali”, hanno chiamato a confronto studiosi, operatori economici, parlamentari, amministratori pubblici, rappresentanti delle istituzioni impegnate nella lotta alla criminalità, con l’obiettivo di sollecitare una azione comune di contrasto al fenomeno.

L’interesse della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta al settore delle costruzioni nei suoi vari aspetti, è documentato dai risultati del lavoro della magistratura e degli inquirenti. Da anni nella nostra regione è vivo un tentativo di penetrazione nel sistema degli appalti pubblici e privati; ingenti risorse provenienti da attività illecite sono pronte ad entrare nella lottizzazione di aree e attività economiche, commerciali e di servizi. Il fenomeno riguarda in particolare territori come Modena, Parma e Reggio Emilia, ma anche in altre realtà la lunga e frantumata filiera produttiva delle costruzioni risulta essere facile preda delle attività estorsive e criminali tipiche delle organizzazioni mafiose.
Quali sono i fatti accertati in regione? La richiesta di “pizzo” ad imprese appaltanti o subappaltanti; il furto di mezzi e attrezzature in cantiere, alle quali segue richiesta di denaro; l’intervento in attività immobiliari rilevanti utilizzate per “lavare” denaro sporco; il controllo di forniture di servizi, materiali e mezzi. Quali sono i pericoli? Dal controllo di alcune attività economiche, si tenta di passare al controllo del territorio urbano per allargare via via l’influenza della malavita fino ad arrivare al tessuto democratico della società, condizionando dapprima l’economia e poi la vita sociale. Per fortuna in Emilia Romagna il tessuto democratico è forte e diffuso, in grado di arginare il pericolo, ma attenzione a non sottovalutare il problema – insistono i sindacati regionali delle costruzioni – intensificando la vigilanza.

Fillea, Filca, Feneal regionali avanzano alcune proposte:
– rendere obbligatoria la certificazione antimafia per qualsiasi attività legata al settore delle costruzioni e o alla sub fornitura di servizi;
– reintrodurre l’obbligo di tracciabilità dei capitali utilizzati in attività mobiliari e immobiliari (acquisto-cessione di beni e servizi);
– potenziare le attività di vigilanza integrandole con la dotazione di Osservatori comuni (Ministero del lavoro, INPS, INAIL, Direzione Investigativa Antimafia);
– garantire una adeguata capacità di difesa contro il fenomeno sia per i committenti sia per gli operatori (aiuti alle vittime e strumenti di prevenzione a disposizione degli operatori, a partire da una più precisa regolamentazione per l’esercizio della attività);
– selezionare e qualificare i soggetti abilitati a promuovere bandi e gare per la realizzazione di opere (spesso questi soggetti non hanno adeguate risorse per il controllo del completamento dei lavori);
– invertire la tendenza a disgregare l’impresa con una miriade di subappalti che spesso nascondono irregolarità e illegalità.

Alcune di queste misure sono realizzabili solo attraverso provvedimenti legislativi nazionali, altre invece possono già essere inserite come requisiti richiesti nell’ambito delle regole poste dai committenti nei bandi di gara pubblici di tutta la nostra regione e nell’esecuzione dei lavori privati.