Dopo gli omaggi a Pasolini, García Lorca, Ariosto ed ai poeti vissuti dal ‘400 al ‘900, Ludovico Parenti tributa alle ore 21 di domani, sabato 29 novembre, al Mauriziano (via Pasteur 11), un nuovo omaggio a Curzio Malaparte. Il recital, organizzato dalla sesta Circoscrizione, si intitola “La pelle di Napoli” ed è basato su alcune sequenze tratte da La pelle, forse il più celebre libro dello scrittore toscano, che suscitò al tempo della pubblicazione un vespaio di polemiche per diverse situazioni ritenute scabrose, se non oscene, finendo perfino all’Indice.


Autore polimorfo di statura europea (giornalista, scrittore, drammaturgo, regista teatrale e cinematografico), Malaparte (pseudonimo di Kurt Erich Suckert, nato a Prato nel 1898 da madre lombarda e padre tedesco, morto a Roma nel 1956), nonostante le accuse di avventuriero scaltro, machiavellico e narcisista, è figura complessa e di spiccante rilievo nel panorama del Novecento, considerando la sua intensa attività giornalistica, svolta in ogni parte d’Europa e in Africa Orientale, e di scrittore (Kaputt è l’altra opera narrativa, precedente La pelle, che lo rese famoso internazionalmente) che vantava rapporti con i più prestigiosi letterati europei oltre ad aver scelto Parigi come sua seconda patria. Giovanissimo volontario nella prima guerra mondiale, visse intensamente i giorni della Storia di cui parla nei libri; fascista anomalo, turbò, come avrebbe fatto Pasolini anni dopo, l’ordine pubblico della cultura, schierandosi come l’autore friulano a difesa di umili ed esclusi, nello spirito di un cristianesimo ‘primitivo’.

Da diversi anni ormai si sta mettendo a fuoco in maniera sempre più oggettiva l’opera e la figura di Malaparte, sfrondandole da faziosità ideologiche e da invidie di letterati, per evidenziarne le molteplici qualità e la dimensione europea, come attestato dal “Meridiano”, curato da Luigi Martellini, comprendente un saggio di Giancarlo Vigorelli.

Lo sfondo della Pelle è l’Italia sconvolta dalla guerra e dal dopoguerra, e in particolare Napoli, con i suoi vicoli gremiti di affamati e prostitute, di soldati americani, di bambini corrotti o venduti, con i suoi nobili palazzi nelle cui sale dal resistente splendore sono ospitati i maggiori gradi dell’esercito americano, con il suo Vesuvio sulle cui falde si svolge una processione di ferventi cristiani intrisi di paganesimo e che con l’ultima eruzione perde il suo tradizionale pennacchio fumante. La pelle è un affresco potente nel segno della ‘pietà’, un’opera rapsodica in cui si riflettono più stili (barocco, espressionistico, allegorico, ‘teatrale’, lirico, neorealistico, visionario) perché con la massima efficacia si riflettano le metafore della Storia e della umile storia degli uomini.
Ludovico Parenti, calibrato e intenso interprete di poeti e scrittori, ha montato quattro sequenze dalla Pelle: “La vergine”, una discesa all’umiliazione del sesso e dei vinti; “Sirena alla maionese con contorno di coralli”, un pranzo tra le alte sfere dell’esercito in cui la riflessione storico-politica sbocca in un’orribile visione; “Febo”, omaggio straziante all’amore e alla fedeltà del cane; “Il dio morto”, registrazione dell’inutilità della guerra e della vergogna nel vincerla.

Le musiche, registrate, sono di Johann S.Bach, Adriano Banchieri, Roberto De Simone e Giorgio Mainerio.