Tutti abbiamo ormai compreso che la crisi attuale è la peggiore e la più lunga dopo quella del 1929 e pertanto occorrono interventi urgenti e radicali per arginare, almeno in parte, e spingerci verso l’uscita dalle sabbie mobili nelle quali siamo caduti. La parte più debole della popolazione è notoriamente quella che viene colpita più pesantemente nelle situazioni difficili.


Pensiamo per un attimo ai forti tagli che nella Finanziaria 2009 sono stati apportati ai fondi per la Sanità alle Regioni, in primo luogo alla nostra (che ha un livello di eccezione) la quale ha, con sforzo impari, aumentato il fondo per la non autosufficienza da 311 milioni di euro a 350 (superiore all’intero fondo nazionale) nonostante i forti tagli subiti.
Pensiamo inoltre ai tagli apportati al sostentamento delle Forze dell’Ordine, che arrivano a non avere i soldi per la benzina degli automezzi, le loro riparazioni o più semplicemente per il cambio dell’olio.
Sono questi gli interventi coscienziosi per la nostra sicurezza?
La nostra sicurezza va tutelata dai Carabinieri, dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza per la parte le compete, perché questi sono gli organi deputati e preparati adeguatamente allo salvaguardia dei cittadini.
A questi organismi però vanno conferite tutte le condizioni economiche affinché possano svolgere a pieno il loro lavoro. La paura, si sa, è merce politica, e perciò indispensabile non alimentarla, come ci capita a volte di sentire, per non cadere in un baratro più grande (lungi da me il pensare a questo come a un disegno politico).
A noi cittadini invece spetta il compito civile di rispolverare quella solidarietà sociale che ha sempre fatto del nostro popolo un popolo civile e solidale, a noi spetta inoltre di chiedere, per coloro i quali attentano alla nostra sicurezza, la certezza di una sentenza immediata.
Le donne giovani e gli anziani sono prevalentemente gli obiettivi colpiti più di frequente, anche se per ragioni diverse; la FIPAC vuole essere al loro fianco e sostenere con loro questa sacrosanta battaglia di civiltà.
La FIPAC inoltre giudica l’intervento del Governo, per le persone non più giovani, attraverso la “social card” solo un fuoco d’artificio.
La difficoltà a svolgere i diversi percorsi cui si è obbligati alla fine dei quali hai diritto, se va bene, a 40 euro mensili per il solo 2009, pari al 1,38 euro al giorno, ma solo se sei ad IRPEF zero, e poi se sei fortunato ad avere una “card” caricata, non è per nulla compensata dal numero degli aventi diritto. I dati definitivi non ci sono stati forniti, ma possiamo affermare che fra coloro che hanno rinunciato ad iniziare il percorso per scomodità (non tutti vivono nelle città) per mancanza di accompagnatori negli spostamenti, o chi ha solo la casa di abitazione e quindi è escluso, nella nostra Regione, pochissimi, proprio pochissimi, hanno avuto questo diritto. Quanto era più semplice e rispettoso metterlo nella pensione come era avvenuto prima!
Poco più è avvenuto per il “bonus una tantum” di 200 euro per una persona sola con reddito complessivo fino a 15.000 euro; 300 euro per due persone con reddito complessivo di 17.000 euro; 450 euro per tre persone con reddito complessivo di 17.000 euro e così via.
In buona sostanza dobbiamo constatare che la propaganda è stata tantissima e roboante, ma la sostanza… la lascio giudicare a voi.
Interventi profondi e consistenti per avvicinarsi ad uscire dalla crisi non se ne vedono a differenza degli Stati Uniti d’America, laddove il Presidente neoeletto Obama cerca con coraggio e determinazione, di attuare ciò che aveva promesso agli elettori prima di salire alla Casa Bianca.
A noi occorrono non palliativi, non pacche sulle spalle o tanto meno barzellette, ma interventi strutturali, radicali, importanti e duraturi nel tempo.
Occorrono interventi rivolti in tutte le direzioni, dalla piccola e media impresa, all’industria, dai.
Servizi socio-sanitari ai molteplici servizi ai cittadini, ala ricerca, allo studio, al fine di creare opportunità di occupazione e quindi fare ripartire il Paese.
La Regione Emilia Romagna così come le Amministrazioni provinciali ed i Comuni per la loro competenza territoriale hanno messo in essere interventi per affrontare la crisi e soprattutto per aiutare le famiglie.
Occorre una classe dirigente che sia conscia della grande impresa da compiere e che ami il proprio Paese. I pensionati stanno svolgendo il loro compito di sacrifici da molto tempo ormai, insieme alle loro famiglie.
Vorremmo che i nostri nipoti, i nostri giovani, trovassero la possibilità di percorrere la strada della loro vita realizzandosi nel migliore dei modi.
Noi attendiamo gli interventi veri, profondi e risolutivi che sono sempre più urgenti per uscire da questa crisi.

(Paola Pisi Presidente regionale FIPAC Emilia Romagna)