A cosa serve parlare di pacificazione dal pulpito della piazza quando le stesse parole pongono dei veti e formulano dei distinguo?

Il 25 aprile è un giorno di festa per tutti gli italiani perché segna la data in cui è nata la nostra democrazia e con la democrazia la totale riunificazione sotto la stessa bandiera e con gli stessi intendimenti finalizzati a costruire un paese che avesse come obiettivo il rispetto dell’individuo nell’eguaglianza e del lavoro quale fondamento della società.
Lo stesso Presidente Napoletano, di cui riconosciamo e rispettiamo la figura istituzionale, ha inciso, con le sue parole, la fine di una stupida e inutile disputa sull’immagine simbolica del 25 aprile.
In lui, nel Presidente Napoletano, ci riconosciamo pienamente e quando afferma:
“a quei caduti che vissero diversamente la storia di quegli anni non si può negare rispetto e pietà”, ci uniamo in coro con la speranza di uscire finalmente da vecchi e anacronistici rancori accogliendo l’invito, rivolto a tutti, a non ripetere gli errori del passato.
Diverso di significato e di tono quanto affermato da Richeldi!
Sorge il sospetto che per ingraziarsi alcune forze politiche che lo sostengono abbia commesso un errore irreparabile per riguadagnarsi l’immagine istituzionale a cui ambisce.

(I Consiglieri Comunali di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Popolari Liberali ne Il Popolo della Libertà)