E’ Rimini la città dove per riempire il carrello della spesa si spende di più (4.127 euro il valore medio in un anno). Mentre, nella classifica dei prezzi, Napoli risulta all’ultimo posto con oltre 1.000 euro in meno rispetto a Rimini (3.043 euro in media l’anno). E’ quanto risulta da un’indagine realizzata dal Sole 24 Ore su dati dell’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico.

In particolare, sono stati confrontati i prezzi di 20 prodotti di largo consumo (e tra questi pane, pasta, latte e caffe’). Le differenze sono notevoli: ad esempio – spiega il quotidiano – per un chilo di pane sulla Riviera si spendono in media 3,75 euro, nel capoluogo partenopeo ne bastano 1,94.
Il Nord si conferma dunque l’area del paese dove la spesa costa di più con un record di ben sei città emiliano-romagnole – da Ferrara a Forlì, da Ravenna a Bologna – nei primi 15 posti mentre i centri del sud sono tutti nella fascia del ‘low cost’.

Questo anche se – spiega il quotidiano – non mancano alcune sorprese: nella parte bassa della classifica, accanto al Mezzogiorno, spiccano anche città toscane come Siena, Firenze e Grosseto o centri di confine come Como, Gorizia e Trieste. In tutte queste città acquistare i beni del paniere individuato costa da 3.000 a 3.400 euro. Ad esempio Gorizia fa concorrenza a Napoli sul parmigiano (15,25 euro al chilo contro 16,23) mentre Firenze è ‘competitiva’ sul burro 7,5 euro contro 9).
Il quotidiano richiama infine l’attenzione sul fatto che è proprio la differenza di potere d’acquisto tra Nord e Sud a muovere la nuova bozza di riforma del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, e che, dopo l’ok al federalismo fiscale, torna così d’attualità l’idea delle gabbie salariali. Cioè legare al territorio la contrattazione salariale di secondo livello per gli statali con un sistema di incentivi legati alla produttività.