Arriva la prima pizza ‘doc’ firmata dagli agricoltori per combattere gli inganni che si nascondono nel finto Made in Italy. E’ stata presentata a Napoli dalla Coldiretti per contrastare l’evidente rischio sulla perdita di originalita’ del prodotto piu’ amato dagli italiani.

La prima pizza firmata dagli agricoltori, realizzata nell’ambito del progetto della Coldiretti ”una filiera agricola tutta italiana” garantisce l’origine nazionale di tutti gli ingredienti utilizzati oltre al rispetto del disciplinare per la pizza napoletana Sgt (Specialita’ tradizione garantita) in corso di riconoscimento da parte dell’Unione europea. Il disciplinare – sottolinea la Coldiretti – prevede, oltre agli imprescindibili pomodoro, mozzarella di bufala Dop o mozzarella Stg, olio extravergine d’oliva e origano, rigorosamente italiani, un diametro non superiore ai 35 centimetri, il bordo rialzato (cornicione) tra 1 e 2 centimetri e una consistenza insieme morbida, elastica e facilmente piegabile ”a libretto”. Costano dieci centesimi all’esercente e danno il massimo per digeribilita’, sapore e valori nutrizionali rispetto agli altri oli alimentari come colza, soia, mais, girasole e arachide.

La pizza doc, spiega la Coldiretti, è necessaria per contrastare il falso alimentare: almeno una pizza su due contiene ingredienti principali importati dall’estero senza alcuna indicazione per i consumatori che credono di assaporare i prodotti della tradizione made in Italy mentre viene loro servito un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza.L’organizzazione denuncia che sempre piu’ spesso nelle pizzerie viene servito un prodotto preparato con cagliate provenienti dall’est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale. In Italia, spiega la Coldiretti, sono stati importati in un anno 500 milioni di chili di extravergine, 86 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 130 milioni di chili di concentrato di pomodoro e 5 miliardi di chili di grano tenero.Secondo la Coldiretti, il rischio e’ di perdere definitivamente lo storico legame con il territorio di provenienza della pizza che e’ nata a Napoli a meta’ del 1700 ed eretta per sempre a vessillo tricolore, con il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro ed il verde del basilico, quando il pizzaiolo Raffaele Esposito dedico’ la ‘pizza Margherita’ alla regina di casa Savoia nel 1889. Oggi la pizza e’ la parola italiana piu’ conosciuta all’estero con l’8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall’espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della societa’ ‘Dante Alighieri’. La Coldiretti ricorda che in Italia ci sono 25mila pizzerie con 120 mila posti di lavoro e un fatturato di 5 miliardi di euro che e’ in crescita nonostante la crisi, come conferma una recente ricerca Doxa secondo la quale quando si tratta di scegliere qualcosa di ‘gustoso’, per la pausa pranzo, il 29 per cento degli italiani predilige pasta, ma ben il 26 per cento pizza.L’operazione ‘verita” della Coldiretti ha l’intento di smascherare gli inganni del finto made in Italy con circa la meta’ dell’extravergine, delle mozzarelle e della farina utilizzata per la pizza che vengono importate dall’estero mentre il concentrato cinese che entra nelle frontiere italiane e’ ben il 20 per cento del pomodoro coltivato in Italia. E alle perplessita’ sull’origine, si aggiungono, continua la Coldiretti, quelle sul livello qualitativo considerato che una mozzarella sulle quattro impiegate non viene fatta direttamente dal latte, ma da cagliate importate dall’Est Europa. Una tendenza allo scadimento qualitativo che secondo la Coldiretti e’ accentuata dalla crisi economica in atto.

Fonte: Adnkronos