pdlNon si arresta l’ondata di odio nei confronti dei caduti del dopoguerra e dei suoi simboli commemorativi. La settimana scorsa a Cernaieto i ‘soliti’ vandali hanno appiccato il fuoco all’emblema cristiano per eccellenza, collocato in ricordo dei morti del post-guerra: la croce, immagine di pacificazione, benedetta in diverse cerimonie religiose dal parroco di Pianzo. Hanno tentato con il fuoco perché la croce, martoriata dai numerosi tagli subiti, è ormai completamente fasciata con lamine metalliche.

Stessa sorte è toccata in questi giorni alla croce che commemora i 22 prigionieri uccisi nel 1945 a Cervarolo. I malintenzionati si sono recati all’interno del bosco, attraversando a piedi il lungo sentiero che conduce al luogo dell’eccidio, con l’intento di distruggere i simboli civili e religiosi sinonimo di pace e riconciliazione. A Cervarolo sono state abbattute la bandiera italiana e le due croci deposte solo pochi mesi fa in ricordo dei Caduti e, anche in questo caso, consacrate dal parroco locale, Don Giuseppe Gobetti.

Atti di odio che si ripetono periodicamente, stesso trattamento era stato riservato alle croci in memoria dei caduti del Cavon a Campagnola e di Don Terenziani alla fornace di Scandiano.

Come Consigliere regionale, eletto dai cittadini, ho voluto, per primo, nel 2006, inaugurare una stagione di distensione e pacificazione: con la posa in opera e la benedizione della prima croce di Cernaieto, abbattuta già sette volte. La mia intenzione è semplicemente quella di riportare alla luce eventi drammatici dimenticati dalla storiografia ufficiale, e dare la possibilità ai parenti di pregare e piangere i propri cari, come appunto nel caso di Cervarolo, dove Teodoro Sassi ha trovato il luogo dove piangere suo padre ed anche la piccola sorellina morta dal dolore. Il mio intento è quello di far cessare le contrapposizioni ideologiche che per anni hanno diviso intere aree del nostro Paese, in particolare in Emilia e a Reggio Emilia.

Dopo tante violenze gratuite, mi sarei aspettato la ferma condanna da parte delle tante amministrazioni nei cui comuni questi innocenti riposano, ma evidentemente la parola pace a qualcuno non dice più di tanto.

Nonostante i fatti incontestabili e i drammatici particolari venuti alla luce in questi anni, l’omertà di una parte politica ben definita sembra ancora resistere.

Fabio Filippi