La riforma dell’università va attuata con un cambiamento graduale. Ne è convinto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, citando un’espressione anglosassone, ‘phasing out’, parla appunto di una strategia graduale per riformare gli atenei della Penisola. “Se cerchi di cambiare tutto il mondo in modo radicale alla fine è il mondo che cambia te”, spiega Tremonti nel suo intervento al convegno ‘Università: verso la riforma’ organizzato a Roma dal gruppo Pdl del Senato. Per Tremonti, tra le cose da fare per attuare una riforma del sistema universitario c’è innanzitutto “da conservare la straordinaria tradizione dell’università italiana”, mentre tra le cose da non fare c’è l’identificazione tra università e azienda: “L’università non deve essere un’azienda, le università fanno le università e le aziende fanno le aziende”, ha spiegato il ministro, che oltre ad una strategia graduale ha elencato un altro elemento di riforma. “E’ possibile introdurre un meccanismo che dia la gratuità del servizio a chi non ha i soldi e faccia pagare qualcosa a chi li ha”, ha spiegato Tremonti, aggiungendo anche una citazione dell’art. 34 della Costituzione. Questo elemento di entrate proprie per le università “cambierebbe completamente la struttura di bilancio” degli atenei, introducendo così “un meccanismo di responsabilità”. Altro elemento di riforma, secondo Tremonti, riguarda il merito: “Il discorso sul merito deve uscire dalla retorica”, spiega il ministro dell’Economia. “Non si può fare i ricercatori a vita – ha aggiunto – che uno faccia il ricercatore a vita è una contraddizione in termini. La ricerca non può essere uno status”. Anche qui, però, Tremonti non vuole introdurre nessuna terapia d’urto; ma anzi, secondo il ministro per chi è costretto a uscire dal circuito della ricerca è auspicabile che “ci sia una corsia agevolata per entrare in altre strutture pubbliche”. All’inizio del suo intervento, parlando della struttura delle università italiane, si è detto “sicuro che in questi 20-30 anni oggettivamente si sono accumulate strutture che è difficile valutare in termini positivi”. E ha aggiunto che, nelle università italiane, “si sono accumulati i difetti senza i pregi della burocrazia e i difetti senza i pregi della demagogia”. Il ministro dell’Economia si è soffermato anche sugli aspetti della possibile futura struttura del mondo universitario nazionale. Per Tremonti, “ci vuole un collegamento con la società civile, che però non deve essere un’identificazione”. Il ministro parla anche di “struttura duale” nella quale, spiega, la struttura universitaria sia in parte rappresentativa del mondo accademico e in parte della ”società civile”. Infine dice di ritenere “ragionevole” che le università abbiamo “dei collegamenti con le industrie per alcuni settori”. Tremonti all’inizio del suo intervento alla tavola rotonda ha fatto anche un commento che è sembrato voler indirettamente rispondere all’editoriale scritto ieri sulla prima pagina del ‘Corriere della Sera’ dall’economista Francesco Giavazzi che, tra l’altro, sul tema della riforma universitaria, lamentava che la legge finanziaria dello scorso anno “ha ridotto drasticamente i fondi statali per il funzionamento delle università”. “Scrivere un fondo sul ‘Corriere della Sera’ è più facile che fare una riforma”, ha detto il ministro dell’Economia.

 

Fonte: Adnkronos