fucile_cacciaApre domenica 27 settembre nel modenese la caccia alla fauna stanziale, come lepri e fagiani che vedrà impegnate oltre sette mila doppiette (di cui circa sei mila modenesi): sia quelle che puntano alla selvaggina stanziale sia quelle dedicate al cinghiale che anticipano di alcuni giorni il tradizionale avvio.

Sarà possibile esercitare la caccia nelle sue diverse discipline, fino al 31 gennaio tutti i giorni ad esclusione del martedì e il venerdì. Tutte le regole, le limitazioni e tutte le informazioni sul calendario con la normativa completa sono disponibili sul sito della Provincia di Modena  nella sezione Politiche faunistiche. «In nostro obiettivo – spiega Giandomenico Tomei, assessore provinciale all’Agricoltura con delega alle Politiche faunistiche – è coniugare la tutela delle specie in diminuzione con le esigenze di protezione dei nostri prodotti agricoli, in particolare dei vigneti e delle coltivazioni di montagna minacciate dai cinghiali e dagli ungulati in genere». In vista dell’apertura, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell’Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante). Il calendario provinciale definisce anche le norme comportamentali per la salvaguardia dell’ambiente agricolo e forestale: quando e come si può entrate in un frutteto o in un campo coltivato, in una zona di rimboschimento o in un vigneto. Previsti controlli della Polizia provinciale sullo svolgimento dell’attività. Entra quindi nel vivo l’attività venatoria 2009-2010, dopo il via della caccia di selezione al cinghiale nel luglio scorso al fine di prevenire i danni all’agricoltura, al capriolo dal 15 agosto e la preapertura dal 3 settembre. Tra le novità di quest’anno, oltre all’anticipo della caccia al cinghiale, c’è la possibilità negli Atc Mo 1 e Mo2 di cacciare, dall’8 dicembre al 31 gennaio, ghiandaia e gazza ladra anche in forma vagante per contenere i danni alla frutticoltura; sempre dall”8 dicembre si potrà cacciare, con limitazioni, il beccaccino, la beccaccia e la volpe, mentre dal 1 gennaio al 10 marzo, infine, riaprirà la caccia di selezione al daino ed alle femmine di capriolo. Da questo anno, inoltre, si potrà cacciare il daino maschio in selezione già dal 1 novembre fino al 10 marzo.

Scattano i controlli della Provincia

«Raccomandiamo ai cacciatori soprattutto di rispettare le distanze di sicurezza di almeno 100 metri dalle case, dagli edifici in genere, e di 50 metri dalle strade». Lo afferma Emanuela Turrini, comandate della Polizia provinciale, sottolineando che «è sul problema delle distanze di sicurezza che in genere si concentrano le lamentele che riceviamo dai cittadini durante la stagione venatoria». Nel caso di mancato rispetto delle distanze di sicurezza è prevista una sanzione amministrativa di da 206 euro. A controllare il corretto svolgimento dell’attività venatoria ci sono in tutto una ventina gli agenti del Corpo di Polizia provinciale della Provincia a cui si aggiungono, soprattutto in montagna, quello del Corpo Forestale dello Stato; collaboreranno anche alcuni nuclei di Gev, Gel, guardie volontarie delle associazioni ambientaliste e venatorie e le tre guardie venatorie degli Atc. Gli agenti dovranno controllare, inoltre, il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia.

Tutte le cifre dei tre Atc modenesi

Nel modenese gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono tre e hanno una dimensione complessiva di quasi 160 mila ettari. I confini degli Atc dividono il territorio orizzontalmente in tre parti: l’Atc Modena l (a nord, e riguarda la bassa pianura, da Carpi a Finale Emilia), l’Atc Modena 2 (quello centrale, copre la media pianura, tutta la collina e parte della montagna ovvero da Soliera a Pavullo) e l’Atc Modena 3 che è quello più a sud, in alta montagna. Ogni Atc è governato da un Comitato direttivo, l’organo di gestione, e da una assemblea dei soci. In Emilia Romagna la suddivisione degli Atc va dai diciassette ambiti della provincia piacentina al solo Atc della provincia di Rimini. La provincia di Parma e quella di Ferrara sono suddivise in nove Atc, quella di Forlì in sei, quella di Ravenna in tre, e quelle di Bologna e di Reggio Emilia in quattro.

I cacciatori calano, sempre più anziani

Saranno circa sette le doppiette impegnate nella stagione venatoria che si apre nelle prossime settimane, di questi sei mila modenesi mentre mille verranno dalle province limitrofe. Un numero in calo negli anni (nel 2000 i cacciatori erano poco più di diecimila) dovuto principalmente all’età media sempre più alta: ora è di circa 59 anni, mentre solo il 5 per cento degli appassionati ha meno di 30 anni. Oltre la metà dei cacciatori ha più di 60 anni. È questo l’identikit del cacciatore modenese. Per quanto riguarda i tipi di caccia praticati maggiormente spiccano la caccia alla piccola fauna stanziale con il cane da ferma e la caccia agli ungulati che, sebbene scoperta solo di recente, sta raccogliendo un numero crescente di appassionati.

Il Consiglio provinciale ha discusso sulla sicurezza

«L’apertura contemporanea della caccia stanziale e quella al cinghiale in programma domenica 27 settembre ha come obiettivo proprio un maggiore sicurezza. Aprendo nello stesso giorno, infatti, i cacciatori dovranno scegliere, così si distribuiranno in modo più uniforme, evitando pericolosi assembramenti». Sono le rassicurazioni espresse da Gian Domenico Tomei, assessore con delega alle Politiche faunistiche della Provincia di Modena, rispondendo nel Consiglio provinciale di mercoledì 23 settembre, all’interpellanza di Luca Guelfi (Pdl) che chiedeva un differenziazione dell’apertura dei due tipi di caccia (stanziale e al cinghiale) «a tutela dell’incolumità dei cittadini». Per Ghelfi l’apertura contemporanea porterà in Appennino numerosi cacciatori creando una situazione potenzialmente pericolosa anche per la presenza di turisti alla ricerca di funghi. Tomei ha ricordato che la caccia al cinghiale è regolata con precise disposizioni e prescrizioni in grado di garantire la sicurezza sia dei cacciatori che dei cittadini. Rispondendo ad una sollecitazione di Ghelfi («più coinvolgimento dei Comuni»), Tomei ha annunciato che la programmazione venatoria, di esclusiva competenza della Provincia, sarà illustrata ai Comuni. Nel corso della discussione Luca Gozzoli (Pd) ha sostenuto che «i cacciatori sono preparati con corsi specifici, l’attività è regolata ed è utile per ridurre l’invasione dei cinghiali», mentre Mauro Sighinolfi (Pdl) ha sottolineato la difformità dei calendari rispetto ad altre Province della regione. Il Consiglio ha discusso anche una interpellanza presentata Denis Zavatti (Lega nord) sul calendario venatorio, definito da Zavatti «il più restrittivo rispetto alle altre Province limitrofe», in particolare su alcuni provvedimenti come l’addestramento cani, giornate fisse di caccia, limiti alla caccia ad alcune specie, chiedendo se la Provincia non «intenda uniformarsi alle altre realtà». Tomei ha risposto che «essendo l’attività già iniziata la Giunta ritiene di non dover procedere ad alcuna modifica», mentre saranno avviati «contatti con le Province di Reggio Emilia e Bologna per verificare la possibilità di realizzare calendari il più possibile omogenei». Per quanto riguarda le limitazioni alle specie Tomei ha sottolineato che le decisioni della Provincia avvengono sulla base dei pareri e delle indicazioni dell’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale che segnala le specie a rischio e le necessità di salvaguardia.