urbanisticaMinore consumo di territorio, riduzione della burocrazia, maggiore qualità delle costruzioni, risparmio energetico, sicurezza sismica e garanzia di quote di edilizia residenziale sociale. Sono i principali obiettivi della nuova legge urbanistica regionale illustrata oggi – lunedì 28 settembre – a tecnici e amministratori locali, oltre 400 i presenti, nel corso del seminario “Governo e riqualificazione solidale del territorio” che richiama appunto il titolo della normativa.

Il provvedimento promuove la riqualificazione del territorio con un’attenzione particolare alla solidarietà alle persone con più difficoltà a risolvere il problema abitativo. Ogni intervento previsto nei “programmi di riqualificazione urbana”, infatti, dovrà garantire una quota di edilizia residenziale sociale non inferiore al 20 per cento. Inoltre, per abbattere i costi delle abitazioni, verranno istituiti demani comunali di aree edificabili per edilizia sociale ceduti dai nuovi interventi su aree di espansione. A questo scopo sono previste apposite risorse regionali in favore dei Comuni.

Specifiche norme riguardano la pianificazione urbanistica comunale. L’obiettivo è favorire l’adozione dei Piani strutturali comunali, favorendo per i piccoli Comuni (con meno di 5 mila abitanti) che fanno parte di Unioni di Comuni l’approvazione in forma associata. Questi enti potranno, infatti, attribuire funzione di Piano strutturale comunale (il Psc) al Piano territoriale provinciale (Ptcp). Altre novità sono previste per i Piano operativo comunali (Poc) per i quali si rafforzano le caratteristiche di piani per le trasformazioni di breve periodo.

Nell’introdurre il seminario, l’assessore provinciale a Infrastrutture e sviluppo delle città e del territorio Egidio Pagani ha sottolineato come il Ptcp di Modena, approvato nei mesi scorsi, abbia anticipato le scelte principali della normativa sia rispetto all’edilizia sociale sia «scegliendo la strada della qualità dello sviluppo rispetto alla quantità, ponendo limiti al consumo del territorio».

Temi ripresi da Daniele Sitta, assessore del Comune di Modena alla Programmazione e gestione del territorio, che si è soffermato anche sull’applicazione del cosiddetto Piano casa del Governo, le norme per il rilancio dell’attività edilizia che, fino alla fine del 2010, consentono l’ampliamento fino al 20 per cento delle unità immobiliari delle abitazioni entro i 350 metri quadri di superficie; l’ampliamento può essere al massimo di 70 metri quadri per edificio e deve prevedere l’applicazione dei requisiti di prestazione energetica, oltre all’adeguamento antisismico dell’intera costruzione (se i requisiti di prestazione energetica sono applicati all’intero edificio l’ampliamento può arrivare al 35 per cento per unità immobiliare fino a un massimo di 130 metri quadri). Il Comune di Modena, come alcuni altri del territorio, nell’applicazione della normativa ha introdotto l’obbligo di sottoporre i progetti di ampliamento alla valutazione di una Commissione che, entro i trenta giorni previsti dalla procedura della Dichiarazione di inizio lavori (Dia), effettua il controllo su qualità architettonica e paesaggio.

«I tempi degli interventi non si allungano – ha precisato Sitta – ma vogliamo evitare che possano sorgere edifici o porzioni di edifici qualitativamente inadeguati. L’efficacia di questo Piano casa, comunque, sarà limitata. Del resto, non nascono nuove abitazioni e le normative in vigore a Modena già consentivano una libertà di intervento uguale, se non superiore, a quella prevista dalle norme del Governo».

L’obiettivo della Regione, che ha recepito l’intesa Stato – Regioni sul Piano casa nell’ambito della nuova legge, era proprio quello di «trasformare la proposta del Governo da una norma derogatoria a una vera e propria azione strutturale – ha affermato Giancarlo Muzzarelli, assessore regionale a Programmazione e sviluppo territoriale – puntando a qualificare il patrimonio edilizio in termini di efficienza energetica e sicurezza sismica con un sistema di premialità che tiene conto di tre cardini fondamentali: regole, legalità, responsabilità. Per contribuire a realizzare città più belle, sicure e solidali».

Carla Ferrari è intervenuta a nome del Cup, il Centro unitario delle professioni, auspicando che la Regione apra un tavolo di confronto con i tecnici, pubblici e privati, che operano sul territorio. Su alcune questioni, infatti, per Ferrari servono approfondimenti: il rapporto tra territorio urbanizzabile e quello rurale, una declinazione dell’edilizia residenziale sociale rispetto alla tipologia dei comuni (e non solo per il numero di abitanti), alcuni aspetti dei Poc, l’utilizzo del Ptcp con funzione di Psc nei comuni con meno di cinquemila abitanti («poi si utilizza il Poc, ma occhio alla scadenza: vale solo cinque anni»). Positivo il giudizio del Cup sulla riduzione dei tempi della conferenza di pianificazione e sull’introduzione di un procedimento più snello per le varianti che modificano il Psc («toglie rigidità allo strumento»), così come alle modifiche che hanno chiarito come il Psc non attribuisca potestà edificatoria e che per la prima revisione dei Prg non sia necessario il Poc ma basti il Psc più il Regolamento urbanistico edilizio.