dialogueHa preso il via questa mattina il Progetto “Dialogue”, Dialogo tra nuove cittadinanze, presentato dal Comune di Sassuolo e finanziato dalla Commissione europea, che vede la partecipazione diretta dei Comuni di Fiorano, Formigine e Maranello, la partnership con Afies di Siviglia (Spagna) e Development Agency di Heraklion (Grecia). Fra la fine del 2009 e buona parte del 2010 svilupperà incontri, spunti e confronto fra gli operatori dell’informazione locali, le comunità straniere, gli studenti. Lo scopo di Dialogue è infatti quello di contrastare gli stereotipi socio-culturali riguardanti il tema dell’immigrazione partendo dalla comunicazione e dalle parole che utilizza.

Per il meeting di apertura erano presenti il sindaco di Sassuolo Luca Caselli, il sindaco di Formigine Franco Richeldi, il sindaco di Maranello Lucia Bursi e l’assessore alla comunicazione e alla partecipazione del Comune di Fiorano Luca Vallone. Sono intervenuti inoltre Dimitra Kampeli, responsabile della comunicazione di Development agency di Heraklion, Anna Meli del Cospe (Cooperazione allo sviluppo dei paesi emergenti) e Gerardo Bombonato, presidente dell’ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna.

Aprendo i lavori il sindaco Caselli ha citato direttamente un intervento del Presidente della Camera Gianfranco Fini: “Immigrazione può fare rima con integrazione o emarginazione. La prima è un traguardo che vogliamo raggiungere – ha detto Caselli – la seconda una deriva che vogliamo evitare”.

Franco Richeldi ha richiamato il tema chiave della responsabilità: “Le parole sono pietre – ha detto – e l’etica della responsabilità deve farcele soppesare con attenzione prima di lanciarle nel dibattito mediatico. Il facile sinonimo fra immigrato e clandestino o malvivente ci dice quanto è importante il ruolo dei media. La realtà raccontata ci darebbe una visione diversa e più completa dell’immigrato”.

Nella conferenza stampa di metà mattinata Lucia Bursi ha indicato le sue aspettative per il progetto Dialogue: “Spero che serva a diffondere la conoscenza, elemento principale per favorire l’integrazione. I media hanno una parte fondamentale in questo e devono condividere questo processo”.

Luca Vallone ha auspicato che il progetto “contribuisca a una nuova chiave di lettura. Vorrei che i nuovi cittadini non fossero vittime di stereotipi che tutti subiamo: spero in una nuova generazione di comunicatori capaci di affrontare i temi per quello che sono, senza pregiudizi iniziali”.

Elena Tagliavini, responsabile dell’Ufficio Europa del Comune di Sassuolo, ha fornito i dati di partenza e indicato gli step del Progetto Dialogue: Sassuolo ha una popolazione di 41.572 persone, delle quali 4.726 sono cittadini extracomunitari residenti; 2409 di questi provengono da Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto. A Formigine su 33.635 residenti 1570 sono extracomunitari; a Fiorano sono 1.129 su 16.901, a Maranello 1.097 su 16.841.

Precedenti indagini, legate a un altro progetto europeo (Return) avevano rilevato una comunicazione sbilanciata verso le istituzioni e d’altra parte una difficoltà della comunità straniera di porsi come fonte informativa primaria. Da questa premessa è partito il Progetto Dialogue, che prevede fra settembre e ottobre 2009 momenti di informazione alla stampa locale, alla comunità straniera e alle scuole superiori; fra ottobre e dicembre 2009 incontri per l’informazione locale; fra novembre 2009 e marzo 2010 incontri per la comunità straniera e per gli studenti coinvolti nel progetto; da aprile a settembre 2010 momenti di confronto coi partner stranieri (che parallelamente sviluppano lo stesso progetto); a seguire la diffusione dei risultati sui rispettivi territori.

Assente la rappresentante spagnola, è invece intervenuta Dimitra Kampeli, dell’agenzia per lo sviluppo di Heraklion, partner del progetto, già attiva in numerosi progetti locali ed europei, dedicati allo sviluppo della comunità, dal punto di vista professionale, lavorativo, sociale, compresi interventi dedicati al confronto con popolazione straniera (in particolare Rom). “Come ci accostiamo all’’immigrazione – ha detto – è in qualche modo lo specchio della nostra cultura e del nostro paese. Gli immigrati portano con sé valori che possono allargare le vedute delle comunità che li ospitano”.

Anna Meli rappresentava il Cospe, ente che si sta occupando di un’iniziativa (Migrants in the media) per molti aspetti simile a Dialogue, dalla quale dovrebbe scaturire una guida europea per aiutare le comunità straniere nel rapporto con i mezzi informativi: “Lavorando a questo progetto – ha detto – ci è parso evidente il disagio esistente per la rappresentazione di stereotipi sull’immigrazione. Dalla parte degli stranieri c’è invece un’esigenza di migliorare la propria disponibilità al rapporto con l’informazione. Sono soggetti che non devono arrivare alla contrapposizione ma lavorare nell’ottica di un’alleanza comune”.

Gerardo Bombonato, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna e coinvolto in diversi progetti sul tema dell’immigrazione, ha esordito leggendo un passo di una relazione dell’ispettorato dell’immigrazione Usa del 1919, dedicato agli italiani emigrati in America e pieno degli stessi stereotipi che oggi vengono attribuiti agli stranieri presenti nel nostro paese. “Non so dire – ha spiegato – se in Italia esista il razzismo, ma alcune derive preoccupanti si vedono. Da parte di chi fa informazione è necessario uno sforzo di sensibilità su questi temi,. Esistono carte deontologiche del giornalismo da seguire, in particolare si richiede di usare in modo appropriato i termini giuridici, di non diffondere informazioni imprecise o non verificate, di evitare comportamenti superficiali che possano generare allarme sociale. Pensare a queste regole non è immediato, spesso il giornalista lavora di fretta e in condizioni difficili, ma si tratta di farne un problema formativo: ci sono parole che per il solo uso quotidiano che ne viene fatto sono simboli di esclusione. Manca sui nostri mezzi di informazione, la voce degli immigrati, che non solo saranno presto il 15-20% della popolazione nazionale, ma in molti casi hanno livelli culturali equivalenti ai nostri e consumano l’informazione quanto noi”.

Ha chiuso il meeting l’assessore alle politiche europee del Comune di Sassuolo Antonio Orienti: “Credo che l’integrazione possa essere più facile fra i giovani. Per questo ho fortemente voluto la partecipazione delle scuole superiori a questo progetto. L’uso più corretto dei termini non può che venire dalla scuola e il fatto che il progetto provenga da paesi di cultura greca e latina, che hanno segnato un’apertura verso il mondo, è significativo. Continueremo a seguire il progetto e avremo la collaborazione di esperti e delle redazioni locali per sviluppare un gruppo di lavoro concreto”.