moscheaLa vicenda è nota : il Comune di Sassuolo chiude la sala di preghiera musulmana di via Cavour a causa di irregolarità riscontrate nella ristrutturazione interna dell’edificio. Lo stesso Comune apre un confronto con l’associazione musulmana proprietaria della sede stessa, e con i Comuni del Distretto. Tema : decidere se riaprire la stessa sede una volta eliminate le irregolarità , ovvero in alternativa, se e dove collocare – a Sassuolo o altrove – una nuova sala di preghiera che prenda il posto della precedente.

Sia i Sindaci (espressione del PD) dei comuni di Maranello, Formigine, Fiorano, che PDL e Lega Nord dei Comuni stessi, si sono dichiarati non disponibili ad individuare nel proprio territorio una sala di preghiera alternativa a quella di via Cavour. I primi argomentando che il numero di praticanti musulmani nel loro Comune è tale da non giustificare la scelta e che i problemi non si dovrebbero affrontare in modo unilaterale sull’onda dell’emergenza. I secondi con una fatwa ideologica (la stessa, del resto, su cui Caselli ha condotto in sostanza la sua campagna elettorale): mai, nei secoli dei secoli, una sala di preghiera musulmana nel nostro territorio. Posizione, quest’ultima, indifendibile dal punto di vista costituzionale ma anche da quello del realismo e del buon senso. PDL e Lega Nord al governo a Sassuolo e all’opposizione altrove, non hanno ancora capito che non si potrà continuare a prendere in giro i cittadini tutti e i loro elettori pure, con questa ridicola fatwa. Se già oggi a molti fedeli musulmani viene garantito l’esercizio del culto in modo civile, in giro per l’Italia e in molti Comuni dove anche Lega e PDL governano (vedi per tutti Milano), perché a Sassuolo o negli altri Comuni del Distretto non si deve? Si aspetta che “il problema” si trasformi in conflitto generalizzato col 10% della popolazione? Solo una classe dirigente non degna di questo nome può baloccarsi con un simile problema sperando che si risolva da solo o rinviandolo ad altri. Il PD di Sassuolo ha manifestato una posizione di principio condivisibile (il diritto all’esercizio del culto va garantito a tutti individuando una sede diversa da quella attuale perché ormai inidonea a garantire una buona vivibilità agli abitanti del quartiere) ma non ha indicato alcuna soluzione “transitoria” né assunto posizione rispetto agli altri Comuni. Il risultato: i fedeli musulmani di via Cavour pregano all’aperto (e al freddo), nessuna soluzione si vede all’orizzonte, nessuna forza politica e nessun Comune del distretto ha sinora dato un contributo in grado di affrontare il problema, cresce il disagio tra gli immigrati di fede musulmana che, in buona parte, lavorano, mandano a scuola i figli, pagano le tasse, a cui – nei fatti – viene negato il diritto ad esercitare il culto in condizioni civili. All’origine di questo brillante “risultato” ci sono in primo luogo idee, come quelle della destra al governo di Sassuolo e all’opposizione negli altri Comuni del distretto, che contribuiscono a rendere irrisolvibile il problema (non si è ancora compreso che così si aiuta la parte integralista peggiore di quelle comunità e che i frutti avvelenati di questa miopia si vedranno tra pochi anni). A proposito, assessore Orienti e sindaco Caselli, avrete compreso che il progetto “Dialogue”, anche da Voi adottato per favorire l’integrazione degli immigrati e non alimentare gli stereotipi, è inconciliabile con questa vostra posizione sulle sale di preghiera?

Esiste tuttavia anche, ed in modo vistoso, l’incapacità del centro sinistra nel distretto di affermare con chiarezza una differente visione politica, dei diritti e doveri costituzionali sul tema. Sembra prevalere in questa fase, anche nel centro sinistra , il timore di misurarsi con un tema difficile ( e sul quale i rischi di dissenso tra i cittadini sono alti) piuttosto che assumere l’onere tipico di una classe dirigente: dire la verità, indicare delle soluzioni reali, combattere le illusioni. Dire , ad esempio, come noi diciamo, che per un distretto di oltre 100 mila abitanti non sarebbe uno scandalo se i Comuni associati programmassero da subito la nascita di almeno due sale di preghiera musulmane (una a Sassuolo ed una a Fiorano o Formigine o Maranello) in grado di accogliere un numero medio alto di fedeli ed in condizioni tali da responsabilizzare i dirigenti dei gruppi religiosi per costruire buona convivenza con gli abitanti dei quartieri circostanti). Ci vuole coraggio certo, ma questo è il tempo di mostrarlo, non di subire , senza dirlo, le visioni della destra.

I principi sulla base dei quali, per noi, va individuata una soluzione ragionevole:

1) esercizio di culto garantito a tutti in modo civile senza se e senza ma (così applichiamo la Costituzione, diamo buoni esempi e offriamo sostegno all’interazione positiva);

2) esercizio di culto esercitato, da parte dei fedeli, in modo ed in luoghi tali, da rispettare e favorire la vivibilità di tutti quelli che vivono vicino a quell’area (parcheggi, pulizia, rumore, rispetto verso i cittadini, impegno verso una cittadinanza attiva da parte dei dirigenti delle associazioni musulmane);

3) costruire accordi, con le stesse associazioni, tesi a realizzare la trasparenza dei bilanci, la traduzione in italiano del sermone del venerdi, la nomina di imam che conoscano l’italiano, l’insegnamento della costituzione italiana anche nell’ambito delle attività “socio culturali” della sala di preghiera.

Aspettando che una Intesa tra Stato e Islam italiano, oggi assente per diverse ragioni, renda più facile od obbligatorio tutto questo. In pratica, transitoriamente, fino alla individuazione della sede definitiva. Utilizzare, eliminate le irregolarità, la sede di via Cavour, tranne il Venerdi pomeriggio, col tassativo impegno di evitare ogni disagio agli abitanti del quartiere. Il venerdi pomeriggio rendere disponibile ai fedeli musulmani di via Cavour una palestra, un capannone attrezzato, ecc.

(Per “Sinistra per Sassuolo”, Mauro Sentimenti, Rino Fornaciari)