patriarchi_frutto_1Sono oltre 500 i patriarchi da frutto dell’Emilia-Romagna: olivi, mandorli, ciliegi, castagni giunti fino a noi dopo aver attraversato secoli di storia. Censiti dall’Associazione di Forlì “Patriarchi della Natura” questi giganti buoni (o meglio una selezione dei più significativi di essi) sono stati raccolti in due volumi editi dall’Assessorato regionale all’agricoltura e presentati nei giorni scorsi a Roma.

Una scheda illustra le caratteristiche di ogni albero, l’età, l’altezza, la circonferenza del tronco e la localizzazione, mentre una foto permette di ammirarne l’aspetto, spesso decisamente maestoso e suggestivo. Due gli alberi che in Emilia-Romagna si contendono il record di longevità: un castagno di Monteombraro in provincia di Modena, la cui origine risale addirittura ad epoca matildica e un castagno di Camugnano (Bologna), di almeno 800 anni, noto come “Osteria del bugeon” perché al suo interno è stata ricavata una panca che può ospitare sedute ben 12 persone.

Un altro esemplare unico, non solo nel panorama nazionale ma anche in quello europeo, è il Nocciolo turco di Sogliano del Rubicone, una pianta plurisecolare il cui tronco raggiunge addirittura i 25 metri di altezza, caratteristica decisamente inconsueta per questa specie, che di solito si presenta come un arbusto a più fusti, e che proprio per questo è attualmente allo studio dell’Enea di Roma.

Oltre all’evidente interesse ambientale e storico, queste piante rivestono, infatti, molto spesso, anche un importante valore scientifico. Il motivo? In esse sopravvivono caratteristiche genetiche altrimenti scomparse e che oggi più che mai, in tempi in cui la biodiversità è sempre più minacciata, vanno studiate e tutelate.