teatro-palco“Ricordate un ragazzo italiano mingherlino dagli occhi un po’ torvi, bravo a scuola in disegno?”. Quel ragazzo è il pittore Antonio Ligabue raccontato nelle pagine di uno dei maggiori esponenti del neorealismo cinematografico, ma anche giornalista, scrittore, commediografo, narratore e poeta: Cesare Zavattini. In occasione del ventennale della scomparsa di Zavattini (avvenuta il 13 ottobre 1989), lo spettacolo Toni Ligabue sarà in scena questa sera – venerdì 4 dicembre – alle ore 21:00, presso l’Altro Teatro di Cadelbosco Sopra – Galleria Carretti.

Lo spettacolo, prodotto da Pierfrancesco Pisani in collaborazione con Istituzioni Biblioteche di Roma e Infinito snc, è tratto da un poemetto su Antonio Ligabue. Nei panni del grande pittore naif il comico bolognese Vito per la regia di Silvio Peroni.

Toni Ligabue è una biografia in versi liberi: un testo di provocatoria semplicità e crudezza che racconta la vita e la morte di quell’uomo bizzarro e sventurato di cui si sono impadroniti la critica e il mercato dell’arte.

Vito alterna parti interpretate, rievocanti la figura di Antonio Ligabue nelle sue più divertenti e a volte tragiche esternazioni, con altrettante parti dove è la figura di Zavattini a fare da mentore, supportate da un’interazione continua con la scenografia che lo circonda. La scenografia, realizzata da Erasmo Massetti, rappresenta un collage di immagini e quadri di Ligabue che permette allo spettatore di identificare senza indugio le citazioni pittoriche, e non solo, del testo. Uno spettacolo ricco di emozioni, musica e parole, quelle di Zavattini, che porteranno a rivivere attraverso l’universo teatrale il sorprendente genio pittorico di Ligabue: un grande artista sconosciuto che – per usare le parole di Zavattini – “diventa conosciuto, disprezzato e poi riverito in un flusso e riflusso di complicità materiali e mortali tra la vittima e i carnefici, spesso essi medesimi vittime di troni e arcangeli”. Nel racconto in versi, scritto per il famoso libro dell’editore Ricci (1967), un Cesare Zavattini particolarmente ispirato si abbandona senza reticenze a un poetico e struggente ricordo della figura di Antonio Ligabue. Soprannominato “ul matt” o “ul tedesch” per le sue origini svizzere, giunse in Emilia Romagna dopo una vita errabonda e piena di stenti, caratterizzata da frequenti problemi nei rapporti con la società cosiddetta normale.

Sempre respinto ai margini della società, zingaro ed eretico per eccellenza, il pittore di Gualtieri fu riscoperto dopo la sua morte avvenuta nel 1965, come la più forte voce poetica della Padania, come una specie di sciamano e perfino come produttore di ricchezza attraverso quadri spesso ceduti per un piatto di minestra.

Lo spettacolo è presentato da Pierfrancesco Pisani, ventisettenne produttore cremonese che dal 2006 ad oggi ha già prodotto tre cortometraggi (di cui uno secondo classificato al Bologna Future Film Festival 2006, ed un altro in concorso al David di Donatello 2007) e quattro piece teatrali (Mi chiamo Roberta di Aldo Nove regia Renzo Martinelli; Scene dal nuovo mondo di Eric Bogosian regia Tiziano Panici, Bash di Neil LaBute e Amore e Psiche di Apuleio, per la regia Silvio Peroni).

L’attore Stefano Bicocchi, in arte Vito, non avrebbe bisogno di presentazioni. L’eclettico comico bolognese da personaggio muto passa negli anni novanta con lo spettacolo Se perdo te alla parola. Attraversa il cinema partendo da Fellini con La voce della luna e poi inizia un sodalizio con Alessandro Benvenuti col quale gira diversi film come Ivo il Tardivo. La sua carriera continua con lavori di notevole successo come Bertoldo e Don Camillo. Di recente in tv ha dato vita ad un progetto con Raisat Gambero Rosso Channel alla passione da sempre della cucina con Invito a cena.

Vito è diretto da Silvio Peroni, trentaduenne regista teatrale bresciano. Dopo alcuni approcci giovanili con la musica, il cinema e la fotografia, esordisce con la prima regia a 23 anni. Oltre allo spettacolo Toni Ligabue, Silvio Peroni ha, tra gli altri, “in attivo” le regie di Perché… il fuoco non muore; Prometeo male incatenato; Amore e Psiche; Lo Stato D’Assedio; Ubu Cornuto; Pagliacci di Ruggero Leoncavallo; Bash, Le carte di Masvà, etc. Il giovane regista dal 2004 è anche Direttore Artistico con Stefano De Sando del festival “Capalbio Poesia” ed ha curato la messa in scena di diverse letture poetiche lavorando con attori come Dapporto, Daniela Poggi, Franco Castellano, Arnoldo Foà, Marina Tagliaferri, Valeria Valeri, Antonello Fassari, Massimo Venturiello.

Le musiche originali sono di Antonio Di Pofi, dal 1980 attivo nel teatro di prosa, componendo le musiche di scena per più di cento allestimenti. Ha collaborato con numerosi autori e registi fra cui Albertazzi, Barbareschi, Camerini, Caprioli, De Fusco, Maccarinelli, Manfré, Manfridi, Marino, Però, Piccardi, Puecher, Rubini, Siciliano. Nel 1989 ha esordito nel cinema con le musiche per il film La stazione di Sergio Rubini, collaborando poi con numerosi registi fra cui Camerini, Gaudino, Izzo, Marino, Piccionni, Laudadio, Tescari, Ponzi.

Toni Ligabue è una miscela linguistica di forme e stili esteticamente diversi ma ricercati: uno spettacolo in cui alla centralità della parola e dell’interpretazione di Vito si contrappone il minimalismo della messa in scena.