Riceviamo e pubblichiamo:

Lettera ai formiginesi

Chi mi conosce ben sa che, nonostante abbia opinioni molto personali sulle questioni di questo e dell’altro mondo, raramente mi espongo in modo così esplicito, infatti una delle cose che amo maggiormente sentirmi dire è “… rilassati, il mondo non sa neanche che esisti!”. Ma, si sa, il 31 dicembre è giorno di bilanci, si vuole “tirare una riga” , fare delle somme, e ripartire “nuovi”, senza questioni in sospeso.

Ho 53 anni, 53 meravigliosi anni di cui non sento alcun peso, di questi, 35 anni li ho passati a giocare con i bambini e i giovani e ciò ha reso il mio cuore molto leggero, proprio come quello dei bambini con cui ho tanto giocato. E’ ben noto che i bambini non amano avere cose in sospeso, detestano sentire quel senso di rodimento per una questione rimasta irrisolta, per una frase detta, per un parere taciuto. Così anch’io, oggi, mi sento dentro questo strano fastidio ed ho pensato di alleggerirmi la coscienza prima dell’alba del 2010!

E’ presto detto: devo chiedere scusa a molte persone, devo scusarmi con tutti i formiginesi, perchè non ho saputo vigilare adeguatamente e, mi hanno detto, che ormai “non c’è più niente da fare”.

Come già ho ricordato ho 53 anni e sono formiginese dalla nascita, i miei genitori sono formiginesi dalla nascita e i miei nonni pure. Amo visceralmente questo paese, amo la sua storia, amo le storie che mia madre mi ha sempre raccontato su ogni casa, ogni contrada, ogni bottega, ogni cosa …. anche quelle che la modernità ha cancellato (io le possiedo ancora perché il loro ricordo mi è stato tramandato e ne sono orgogliosa!).

Guardo ogni cosa con rispetto e soddisfazione come se fosse mia, ma in fondo è proprio così, queste cose sono radici che mi appartengono dalle quali provengo; non ho mai avuto paura di nessun futuro perché ho sempre sentito e riconosciuto ben salde queste mie radici.

Ci sono sensazioni, soddisfazioni profonde che si provano passando attraverso i luoghi “storici” del nostro paese che solo un formiginese può capire!

La maestra ci accompagnava a piedi in Via Gramsci, collettino bianco di pizzo e nastro o rosa o azzurro ben inamidato e lì si faceva “educazione ambientale” (ma allora la si chiamava diversamente), non c’erano pericoli in questa stradina e c’era silenzio, anzi no, c’era la musica della natura e una calma che rassicurava. Ci si andava a passeggiare la domenica con le amiche, con i morosi, e l’avete mai vista mentre fiocca la neve? …. O in una sera di nebbia? … o quando l’autunno cambia i colori del mondo? …. E quel fresco dei pomeriggi d’estate?

Ma Via Gramsci è ancora così, ancora per poco, ma è ancora così, un cordoncino di sensazioni profonde che accompagna dalle mura del castello fino a quelle di antiche dimore, belle, con i cancelli antichi, i muretti un po’ sbrecciati, amorevolmente avvolti da edera annosa; un nastro di velluto che lega il cuore del nostro paese a spazi verdi,verdi davvero, spontaneamente verdi e non industrialmente verdi, dove gli occhi riescono ancora a guardare lontano, dove si può ancora alzare il naso in aria per vedere la solennità dei rami di una antica farnia e stupirsi. Quanto denaro risparmiato se i nostri bambini potessero educarsi all’ambiente passeggiando e guardando a un passo dal cuore del loro paese!!

Ma mi hanno detto che non sarà più così e allora ho sentito che un pezzo della mia storia veniva bruciato.

Mi sono chiesta se ci potesse essere qualcosa tanto vitale, di davvero tanto essenziale, tanto dovuto per i formiginesi da poterlo barattare con questa ultima poesia della nostra storia.

Indecente pagare un prezzo così alto quando ci sono sicuramente 1000, anzi 2010 alternative!!

E io sono rimasta a guardare, per questo chiedo scusa a tutti i formiginesi: ho permesso che una ingiustizia così grave venisse compiuta sotto i miei occhi.

Vergogna!! Muore un altro pezzo di noi e non abbiamo detto “beo”!!

Adesso ci meritiamo tutto quello ci offriranno al posto della nostra via Gramsci e, provate a pensare come ci sentiremo se l’offerta assomiglierà al nuovo centro storico che già abbiamo visto ridisegnare con quella freddezza tipica di chi non ha mai camminato per Formigine col passo dei formiginesi (Piazza dell’Orologio: palazzacci squadrati, gialli, geometricamente informi per il luogo, ahimè già lesionati, irrispettosi delle nostre sacre tradizioni o la glaciale, inospitale, impersonale Piazza Italia, quella del Municipio, con tanto di “Morte Nera”, come la chiamano i frequentatori di Star Wars, atterrata chissà da quale pianetuncolo di lontane, troppo lontane galassie!).

Come è possibile trasformare così maldestramente questo nostro paese senza trattarlo con quel rispetto che merita e come è possibile che i formiginesi non insorgano!

Un ultimo saluto al nostro caro castello, bellissimo, vissuto, abitato anche quando era vuoto, perché i formiginesi entravano e uscivano, senza chiedere il permesso o l’appuntamento a “signorine” inscatolate dietro anonimi e trasparenti cristalli. Ora, rimesso a nuovo, è ancora bellissimo, ma è un po’ più freddo, un po’ più lontano! E a poco serve il tentativo di riscaldare l’atmosfera col vino buono o il ticchettio delle stoviglie di nobili portate, tutto ciò non gli rende l’onore che merita! Meglio il suono di note ben ammaestrate o le parole e le esperienze di persone ricche dentro (specie in via di estinzione!).

Così mi rendo conto di aver perso molti pezzi della mia storia, di essere stata derubata di una identità di cui andavo fiera e, temendo che non sia finita qui, e chiedendo di nuovo scusa a tutti i formiginesi di buona volontà, rifletterò sull’eventualità di non essere più formiginese, o meglio new-formiginese!

Giuliana