Sono stati ufficializzati nella seduta di giovedì 14 gennaio i cambiamenti nella composizione del Consiglio comunale di Modena: i consiglieri comunali Andrea Galli e Pier Luigi Taddei hanno lasciato il Pdl per passare al gruppo della Lega Nord, mentre Sergio Celloni, anch’egli eletto nel Pdl, ha fondato il gruppo consiliare del Movimento per le autonomie di cui è capogruppo e unico membro.

Nel dibattito seguito alle comunicazioni della presidente Caterina Liotti, Sergio Celloni ha affermato: “la mia è stata la scelta del coraggio, non di opportunismo né di trasformismo. Questa del Movimento per le Autonomie in Emilia Romagna è la risposta che riconosco coerente con il federalismo delle autonomie di tradizione cattolica. l’intento è quello di tutelare le libertà democratiche che attualmente non sono più esclusivo patrimonio dei partiti tradizionali. Anzi, riteniamo che sia l’autoreferenzialità dell’attuale classe politica a tenere cittadini lontani dalla partecipazione attiva”.

Andrea Galli ha dichiarato: “dal 1983 ho avuto la tessera del Movimento sociale italiano. Non critico il partito nel quale per un periodo ho creduto. Le motivazioni che ci hanno spinto a questo cambiamento sono in parte locali e in parte nazionali: il partito non ha una linea politica definita da un congresso. Oggi questa pratica politica è dimenticata, a destra come a sinistra. Il sistema politico è cristallizzato tra chi è amico di Silvio Berlusconi e chi è suo nemico. Da alcuni anni non ci siamo più riconosciuti nella figura carismatica di Gianfranco Fini, cofondatore del Pdl. Posizioni di disaccordo con il Governo che parevano spesso dettate dalla volontà di costruirsi un percorso alternativo”.

Stefano Bonaccini, Pd, ha espresso “rispetto” per il “travaglio individuale e politico che circonda scelte come quelle dei colleghi consiglieri. Anche nel nostro gruppo, nella scorsa legislatura, ci sono stati cambiamenti e passaggi in concomitanza con l’importante momento politico che ci ha portati a creare il Partito democratico. Il fatto concreto però è che oggi, nel Consiglio comunale, un partito che aveva il doppio dei voti della Lega nord si trova ad avere lo stesso numero di consiglieri. Fa una certa impressione vedere la spilla di Alberto Da Giussano sulla giacca di Galli, dal punto di vista di alcuni valori fondanti del movimento della Lega nord”.

Mauro Manfredini, capogruppo della Lega Nord, ha detto: “la Lega rimane ferma al punto dal quale è partita. Noi sinceramente non siamo posizionati né a destra né a sinistra: siamo un movimento di popolo e il nostro compito è stare vicini alla gente e rispondere alle loro esigenze. Ce l’ha insegnato il nostro grande leader, che sta governando bene al fianco di Berlusconi. Ad ogni modo, credo che ognuno dovrebbe guardare ai problemi di casa propria”.

Adolfo Morandi, capogruppo del Pdl, ha definito “non necessaria” una discussione “su episodi accaduti all’interno dei partiti e non in Consiglio comunale. In occasione delle scissioni della maggioranza nella scorsa legislatura non ricordo ci sia stato un dibattito pubblico. Nel merito, si è parlato di democrazia interna, ma il Pdl è un partito appena costituito che sta avviando congressi locali e nazionali. Il nostro leader Berlusconi è quello che meglio interpreta ciò che gli italiani vogliono, quindi questo episodio, assolutamente occasionale e locale, non ci preoccupa”.

Il sindaco Giorgio Pighi ha dichiarato: “quella dei tre consiglieri è una scelta legittima. Credo però che da alcuni elementi nati all’interno dei partiti sia conseguita, a Modena, una difficoltà di relazione anche all’interno dei Consigli provinciale e comunale. Non possiamo fare finta che una dialettica interna alla minoranza non ci sia stata. Credo sia opportuno discuterne non per fare polemica ma perché in questa sede si sono viste le conseguenze di questi episodi”.

Davide Torrini, Udc, ha affermato: “mi auguro che avrò modo di continuare a collaborare con i consiglieri Galli e Taddei e apprezzo anche il gesto di Galli, che si è dimesso da presidente della Commissione Controllo e garanzia. Sul piano politico ritengo che gli eletti non abbiano un vincolo di mandato ma debbano invece rispondere al proprio elettorato nelle forme e nei modi che sembrano loro più opportuni. In generale mi chiedo però se non ci sia qualcosa che non va nel modo in cui il Popolo delle libertà si è ridotto in questi anni. In questo tipo di partiti non c’è spazio per le minoranze, ma sembra si debba sottostare alle decisioni dei leader”.