Il fumo di sigaretta è la maggior causa di morte evitabile nella Unione Europea, così come negli altri paesi industrializzati, essendo fattore di rischio per quattro cause di morte principali: malattie cardiovascolari, tumori, infarto cerebrale e broncopneumopatia cronico-ostruttiva. Globalmente causa ogni anno la morte di più di 6 milioni di persone, ovvero più di alcool, cocaina, eroina, suicidi, omicidi, incidenti d’auto, incendi e AIDS messi assieme.

La ricerca sulle basi biologiche del tabagismo e sulle nuove terapie che ne limitino gli effetti ed aiutino i fumatori ad astenersi dal fumo di sigaretta è un obiettivo primario della ricerca biomedica.

Nell’ambito dei seminari promossi dal Dipartimento di Scienze Biomediche, dalla Scuola di dottorato di ricerca in Neuroscienze e dal Centro Antifumo interdipartimentale di Modena, giovedì 28 gennaio 2010 alle ore 14.30 presso l’Aula grande di Fisiologia (I piano del Dipartimento di Scienze Biomediche via Campi, 287) a Modena, si terrà un incontro con il prof. Uwe Maskos dell’Istituto Pasteur di Parigi sugli “Effetti della nicotina sul sistema dopaminergico”.

Nella comunità scientifica, il fumo di sigaretta è considerato una forma di dipendenza da sostanza chimica e più in particolare dalla nicotina, sostanza presente in alta concentrazione nel fumo di sigaretta. Uno dei frutti più importanti della ricerca sulle basi neurobiologiche della dipendenza da tabacco è la dimostrazione che la nicotina, la principale sostanza neuroattiva contenuta nel fumo di sigaretta, condivide con altre droghe, come l’eroina, la cocaina e l’alcool, la capacità di attivare un particolare sistema neuronale cerebrale, il cosiddetto sistema mesolimbico a dopamina.

Questo sistema neuronale si attiva fisiologicamente in risposta alle ricompense naturali, ad esempio, il cibo, e contribuisce all’instaurarsi dei comportamenti che sono necessari per ottenere le ricompense stesse. La nicotina, come in generale tutte le sostanze d’abuso, attivando artificialmente il sistema mesolimbico a dopamina, porta l’individuo a identificare la droga come sorgente di ricompensa ed all’instaurarsi dei processi di dipendenza da droga. Quindi l’attivazione del sistema mesolimbico a dopamina, da parte della nicotina, causa sia il desiderio di autosomministrarsi ulteriore nicotina (ottenimento di una ricompensa positiva) sia la tendenza ad evitare il disagio psicofisico dovuto alla mancanza di nicotina (evitamento di una ricompensa negativa) portando così al consumo di ulteriori sigarette.

“Risulta evidente – afferma il prof. Michele Zoli dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – che la conoscenza dei meccanismi molecolari e cellulari che sono alla base degli effetti della nicotina sul sistema mesolimbico a dopamina sia di fondamentale importanza sia da un punto di vista scientifico sia in prospettiva terapeutica. La ricerca in questo campo è quindi divenuta centrale nei laboratori di tutto il mondo. Fra di essi spicca il laboratorio dell’Istituto Pasteur di Parigi diretto per anni dal professor Jean-Pierre Changeux, ed attualmente guidato dal Dr. Uwe Maskos. Il gruppo del Dr. Maskos, mediante approcci innovativi che portano alla soppressione e la riespressione dei geni coinvolti nella risposta alla nicotina, ha in questi ultimi anni dato un contributo fondamentale alla comprensione delle funzioni fisiologiche dei principali geni che rispondono alla nicotina, i cosiddetti recettori nicotinici, espressi nei neuroni a dopamina, e al loro ruolo fisiopatologico nello sviluppo della dipendenza alla nicotina”.

“Questo seminario organizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, nell’ambito della sua partecipazione al Centro Antifumo (interdipartimentale) dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – asserisce il dott. Gianluigi Trianni responsabile Centro Antifumo del Policlinico del Policlinico – costituisce una ulteriore conferma dell’integrazione tra le istituzioni modenesi deputate all’assistenza, alla didattica ed alla ricerca. Nello specifico realizza e supporta gli sforzi del Centro Antifumo del Policlinico di Modena di formare nuove generazioni di professionisti sanitari non fumatori e di far si che per i degenti fumatori del Policlinico si passi dalle semplici e scarsamente efficaci esortazioni a non fumare, a specifici progetti terapeutici della dipendenza psicologica e chimica da nicotina già in costanza di ricovero, senza più lasciarli soli con l’angoscia della nicotino/dipendenza dal fumo”.