In occasione del Giorno della Memoria, al piano terra del Palazzo Astoria di Fiorano, è stata allestita la mostra “Giusti dell’Islam”, storie di musulmani che salvarono la vita ad alcuni ebrei nella persecuzione nazista. La mostra è promossa dalla Fondazione Pima Onlus del Pontificio Istituto Missioni Estere e sponsorizzata dalla Regione Lombardia. Rimarrà aperta fino al 7 febbraio, dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 12, il lunedì e il giovedì anche dalle ore 15 alle ore 17, la domenica dalle ore 10 alle ore 13.

Sempre fino al 7 febbraio è visitabile la mostra “Olocausto: per non dimenticare mai!” dell’associazione fioranese Arte e Cultura. Rimarrà aperta presso la sede alla Casa dell’Arte Vittorio Guastalla in Via Santa Caterina il sabato e la domenica dalle ore 16 alle ore 19.

Domenica 31 gennaio, alle ore 11, al Teatro Astoria, il teologo Brunetto Salvarani, l’esperto di ebraismo Bruno Segre, il caporedattore della rivista Confronti Mostafa El Ayoubi si confronteranno sul tema “Oltre i conflitti. Memoria, dialogo e riconciliazione”, perché il tema della memoria assume rilevanza solo se è memoria del futuro, capace di aprire orizzonti e non di chiudere porte o di escludere; se diventa una riflessione che affronta i diversi aspetti (sociali, politici, religiosi, antropologici) relativi al tema dell’accoglienza dell’altro e dello straniero.

La mostra “Giusti dell’Islam” racconta una pagina poco conosciuta dell’immenso dramma che fu la Shoah. Tra i circa ventiduemila nomi dei «Giusti tra le nazioni» censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, figurano anche quelli di settanta musulmani. La mostra «Giusti dell’islam» racconta alcune di queste storie:persone che – in nome di valori islamici – si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei durante la persecuzione nazista. Con questo loro gesto hanno ricordato che la celebre frase del Talmud «Chi salva una vita salva il mondo intero», compare anche nel Corano.

Attraverso i suoi 25 pannelli, la mostra parla di due bosniaci, tre albanesi, due diplomatici turchi e un iraniano che con il loro coraggio salvarono alcune decine di ebrei. Inoltre rende conto del lavoro compiuto dallo storico americano Robert Satloff, il primo a proporre ufficialmente allo Yad Vashem un arabo come candidato «Giusto tra le nazioni».

La mostra racconta anche due storie di oggi, che vanno in questa stessa linea: quella del museo della Shoah aperto da un arabo a Nazareth e quella della famiglia di Jenin che ha accettato di donare gli organi del proprio figlio ucciso per errore da un soldato israeliano.

«Ripartiamo da queste storie – si legge nell’ultimo pannello -. Per spazzare via tutto ciò che di retorico c’è nei discorsi sulla comune discendenza da “nostro padre Abramo”. E concentrarci su quei valori fondanti che soli possono rendere possibile, anche oggi, un dialogo tra identità diverse».

I testi dei pannelli sono di Giorgio Bernardelli, giornalista della rivista Mondo e Missione, esperto di Medio Oriente. Il progetto grafico è di Bruno Maggi. La mostra è accompagnata dal libretto «Giusti dell’islam», edito da Pimedit onlus, che raccoglie i testi dei pannelli e offre alcune indicazioni bibliografiche utili per approfondire i temi trattati.