Un freddo notevole quello che ha colpito la città di Modena in queste ultime giornate, anomalo, soprattutto in relazione a quanto ci siamo abituati negli ultimi anni, ma non per questo straordinario e nemmeno lontamente paragonabile a quello dei “grandi inverni” del 1991, 1985, 1963 e al 1956, anno dell’ultima nevicata di San Geminiano.

Sono queste le prime considerazioni sull’andamento delle temperature di queste ultime giornate che arrivano dalle analisi dell’Osservatorio Geofisico dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Se il 2010 si ricorderà anche per la sorpresa di una Modena che festeggia il suo patrono sotto la neve, le temperature rilevate non fanno impensierire gli esperti. La temperatura minima rilevata oggi è stata di -3.8°C, ma la notte serena e secca ha portato ad una notevole differenza, di circa 7 °, fra città e campagna: a Carpi per esempio si segnalano temperature anche di -10.5°C. Nel febbraio 1991 si scese a -9.8°C in Osservatorio e a -20°C in campagna, per non parlare del 1985 (-15.5°C in Osservatorio, -25°C in campagna).

In attesa di analizzare, a fine stagione, l’intero inverno – interviene Luca Lombroso meteorologo divulgatore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – si nota come le nevicate da un lato si facciano più irregolari e nel complesso calino rispetto al passato, ma quando arrivano sono più intense, e sono definibili come “eventi estremi nevosi”, con anni di scarsità o assenza di neve, come per il triennio 2006/08 alternati ad anni di grandi nevicate come quest’anno e il 2003/04.

Dopo questa nevicata di San Geminiano non aspettiamoci però, come fu nel 1956, l’inizio di un periodo veramente gelido.

Nonostante ciò il freddo la farà da padrone fin verso metà settimana, con mattine caratterizzate da temperature attorno ai -3, – 5°C in Osservatorio, centro città e fra -7°C e -10°C in campagna.

Si prospettano però giornate serene ed assolate che permetteranno ai termometri di portarsi attorno a +3,+5°C.

I valori restano comunque sotto le medie di circa 5°C, – prosegue Luca Lombroso – oggi lunedì 1 febbraio alle ore 13, l’Osservatorio rileva infatti una massima di appena +1.9°C. Nubi di tipo medio-alto inizieranno a velare il cielo da mercoledì, segno di aria relativamente più mite proveniente dall’Atlantico, in quanto la circolazione mostra segni graduale cambiamento. Una perturbazione è poi attesa fra giovedì e venerdì, con neve molto probabile in Appennino, incerta invece per la pianura e, nel caso, seguita da pioggia e con le temperature in aumento e forse la fine del gran gelo. L’inverno però non è ancora finito e la primavera resta distante”.