Dopo l’ormai famigerato D.Lgs. 50, meglio conosciuto come Legge Brunetta, che di fatto cancella 15 anni di storia di relazioni sindacali del nostro paese, esponendo sia i lavoratori pubblici che gli enti a situazioni di blocco e di difficoltà per la gestione del personale, con la legge n° 191/2009 ossia la finanziaria del 2010 si è arrivati al paradosso.

Paradossale è infatti apprendere che Sestola, famosa e apprezzata località sciistica, come per magia non è più da considerarsi un comune montano. Ci sarebbe di che farsi due risate, ma purtroppo con questo dispositivo legislativo si mette seriamente in discussione la tenuta di un intero territorio come quello del Frignano: in effetti il comma 187 della Legge 191/2009 riporta in modo secco che “…..dall’entrata in vigore della presente legge, (ossia dal 1° gennaio 2010) lo Stato cessa di concorrere al finanziamento delle comunità montane…..” prevedendo che i comuni per essere considerati montani devono avere il 75% del loro territorio al di sopra dei 600 metri.

In questo modo per il Frignano non sono più da considerarsi comuni montani Sestola, Montese, Pavullo, Serramazzoni, Polinago.

Il tutto comporta un forte taglio sui trasferimenti per l’intero territorio della Comunità Montana del Frignano trasformatasi di recente, in virtù della Legge Regionale n.10 del 30.06.2008, in Unione di Comuni del Frignano (azzerando, in una logica di razionalizzazione dei costi della politica, i compensi degli amministratori che sono gli stessi sindaci dei Comuni dell’Unione).

Gli effetti della legge 191/09 non potranno che tradursi in una contrazione dei servizi per i cittadini e le imprese o quantomeno in una minore qualità degli stessi, mettendo a rischio la possibilità di sviluppare quel sistema di associazione dei servizi (vedi il Corpo Unico di Polizia Municipale) che può dare al territorio servizi di maggiore qualità ad un costo più contenuto, efficentando maggiormente la progettualità necessaria a reperire risorse per lo sviluppo del territorio.

Inoltre mette seriamente a rischio la tenuta occupazionale della Comunità Montana e la stessa erogazione degli stipendi per i dipendenti, considerata l’entità del taglio previsto.

Non si comprende la ratio di un provvedimento di questa natura, se non come mero taglio su un territorio disagiato e depresso economicamente quale l’Appennino Modenese, che sta risentendo in maniera pesante della situazione di crisi del paese.

La Fp/Cgil auspica un ripensamento della norma che diversamente può avere effetti pesanti sul Frignano, e in genere sui territori montani appenninici che non avranno le grandi altezze delle Alpi, ma che comunque morfologicamente non sono meno disagiati dei territori alpini.

Chiediamo con forza alle forze politiche locali siano esse di destra o di sinistra di attivarsi al fine di superare questa aberrazione normativa, che può provocare danni consistenti all’intero territorio del Frignano.

(Fp/Cgil Pavullo)