E’ stata approvata dall’Assemblea Legislativa regionale la proposta di legge per l’abrogazione delle norme del Codice penale che prevedono la reclusione in una casa di lavoro. La norma (che ora sarà depositata, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione, alle Camere) è stata votata in aula dopo che il Consigliere modenese, insieme al collega Borghi, ha visitato nel dicembre scorso la sovraffollata casa lavoro di Saliceta San Giuliano (Modena). Infatti proprio a Modena vi sono ben due delle quattro case di lavoro presenti in Italia, (l’altra è a Castelfranco Emilia).

“Quello che infatti forse non a tutti è chiaro – ha spiegato Richetti che è stato relatore della legge – e’ che l’assegnazione a tali istituti avviene alla fine della pena detentiva carceraria, quando una volta scontata per intero la condanna, la persona anziché essere rimessa in libertà, è sottoposta a una ulteriore misura di sicurezza, a discrezione del magistrato. Anzi il paradosso è che vi sono casi di persone che nella fase di semilibertà o dopo essere usciti dal carcere avevamo trovato un lavoroall’esterno e l’hanno perso perchè una volta internati non sono stati concessi loro i permessi per continuare a svolgere l’attività.

Richetti ha spiegato che questa reclusione “crea la paradossale condizione di detenuto senza pena”. La situazione delle case di lavoro è stata, del resto, ben inquadrata dallo stesso Presidente del Tribunale di Sorveglianza dell’Emilia-Romagna dott. Maisto in un’audizione resa alla Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali dell’Assemblea Legislativa, dello scorso 16 dicembre. Il presidente Maisto ha sottolineato come l’istituto “sia un retaggio, quasi un rudere – lo ha definito – del nostro ordinamento la cui mancata modifica è dovuta al fatto che è stato sempre applicato molto raramente. Negli ultimi tempi – ha riferito il Presidente Presidente del Tribunale di Sorveglianza – c’è stato un revival di questo tipo di misure di sicurezza, principalmente officiato dalla procura Generale e dalla Procura della Repubblica di Napoli, intenzionata ad allontanare da Napoli alcuni detenuti camorristi. Poiché in Campania – ha spiegato ancora il presidenteMaisto – non vi sono case di lavoro, questi detenuti sono stati inviati nelle case di lavoro dell’Emilia-Romagna”.

La misura dell’assegnazione ad una Casa di lavoro, oltre che dal Codice penale (in particolare agli artt. da 215 a 218), è regolata dall’ordinamento penitenziario, che prevederebbe l’obbligatorietà del lavoro al suo interno. Nella realtà manca spesso la possibilità di lavorare anche a causa del sovraffollamento che grava anche in queste strutture tanto da consentirne lo svolgimento solo a rotazione e per periodi limitati.

“Il nostro progetto di legge offrirebbe inoltre allo Stato – ha concluso Richetti – la possibilita’ di riutilizzare gli spazi per altre forme detentive”.