Fabio Filippi (fi-pdl) ha rivolto un’interrogazione alla Giunta regionale sul corretto uso del territorio per prevenire i fenomeni di dissesto idrogeologico, chiedendo informazioni sulla situazione idrogeologica nella provincia di Reggio Emilia ed in particolare nelle zone appenniniche.

Nell’articolata risposta, l’assessore alla difesa del suolo e sicurezza territoriale Marioluigi Bruschini ha evidenziato come nell’appennino reggiano siano stati individuati oltre 4600 corpi di frana caratterizzati da un diverso grado di attività, che, uniti alle forme calanchive ampiamente estese e diffuse nella media e bassa montagna, inducono a stimare che oltre il 30% del totale del territorio montano sia interessato dal dissesto.

Per governare queste situazioni di rischio – ha aggiunto l’assessore – risultano fondamentali la conoscenza ed il controllo del territorio, da realizzare attraverso il monitoraggio continuo dei fenomeni idro-pluviometrici e di quelli di dissesto.

Esistono quindi reti di monitoraggio che, oltre a fornire la lettura continua in tempo reale degli eventi calamitosi, permettono di realizzare banche dati sulle principali caratteristiche dei versanti a rischio, consentendo ai servizi competenti di gestire rapidamente i numerosi interventi di difesa del suolo finanziati a seguito degli eventi alluvionali.

Gli interventi ed i provvedimenti attuati dalla Regione dalla fine degli anni 80 ad oggi nel territorio della provincia di Reggio Emilia – ha evidenziato Bruschini – hanno assunto dimensioni quali-quantitative assolutamente notevoli. Salvo i dissesti di minore entità, che si possono verificare in occasione di piogge particolarmente intense e prolungate e sui quali si interviene con risorse del pronto intervento (negli ultimi due anni sono state realizzate iniziative di pronto intervento per oltre 900.000 euro), allo stato attuale i dissesti più importanti che interessano centri abitati sono: la frana di Ca’ Lita-Corciolano, in comune di Baiso, la frana di Cavola, in comune di Toano, la frana di Valestra in comune di Carpineti, la frana di Cervarezza in comune di Busana e la frana di Succiso, in comune di Ramiseto.

Si tratta – ha spiegato – di dissesti di dimensioni ragguardevoli, caratterizzati da notevole complessità geologica, per il cui consolidamento, oltre al completamento dei lavori in corso, occorrono altre risorse straordinarie. Nelle località citate sono infatti in corso stralci di lavori: sulla frana di Ca’ Lita-Corciolano e su quella di Cavola per un importo di 500 mila euro ciascuna, sulla frana di Valestra per un importo di 120 mila euro e su quella di Succiso per altri 500 mila euro. Questi lavori, tuttavia, non esauriranno le esigenze di intervento, per questo il Servizio tecnico dei bacini degli affluenti del Po (STB), sede di Reggio Emilia, ha predisposto, nella primavera dell’anno in corso, altrettanti progetti preliminari per il consolidamento dell’abitato di Succiso (1.500.000), per il completamento dei lavori di consolidamento dell’abitato di Cavola (1.160.000) e della frana di Ca’ Lita-Corciolano (1.500.000).

Questi progetti, – ha sottolineato l’assessore – attuabili per stralci, sono stati trasmessi dai rispettivi Comuni, in accordo con la Regione, al Ministero dell’ambiente per concorrere alla programmazione delle risorse stanziate nella finanziaria 2009 per la difesa del suolo. Al momento, – ha aggiunto – non sono note la consistenza e le modalità di riparto dei finanziamenti in quota 2009. In relazione alle effettive disponibilità, anche tenendo conto del ‘decreto Messina’ che prevede un finanziamento di un miliardo di euro per contrastare il dissesto idrogeologico, potrà proporsi l’attuazione di parte degli interventi descritti.

“Il problema del dissesto idrogeologico è comune a tutti i cittadini, non è né di destra, né di sinistra. – ha detto Filippi in fase di replica, ringraziando l’assessore per la risposta –. Per questo anche noi del PDL abbiamo fatto pressioni a Roma per reperire quei finanziamenti, che sono poi effettivamente arrivati, in modo da risolvere la situazione descritta”.