“Tredicimila addetti in meno (-20%) e 3.300 imprese edili scomparse (-17%) nel 2009 in Emilia-Romagna mostrano come il settore edile in regione soffra l’assenza di una politica infrastrutturale”. Lo afferma il responsabile del sindacato lavoratori edili della Cisl (Filca) dell’Emilia-Romagna, Ciro Donnarumma, commentando i dati esplicitati dall’Ance regionale.

“Nelle 20 mila imprese edili emiliano-romagnole ce ne sono molte improvvisate –denuncia il sindacalista- e purtroppo il fenomeno è in crescita, come dimostra il fatto che mentre gli operai iscritti alla Cassa Edile diminuiscono del 19%, gli iscritti all’Albo delle Imprese Artigiane aumentano”. Per Donnarumma, se molti sono gli operai costretti ad aprire una partita Iva per lavorare, questo è però “il segnale non solo della perdita di lavoro, ma anche di una nuova deriva verso forme di irregolarità, di lavoro nero o grigio. Non si tratta di voglia di imprenditorialità –lamenta il segretario Filca- ma di volontà di risparmiare sui costi”.

Contro l’emorragia ‘allarmante’ del settore edile e la mancanza di investimenti, per cui l’edilizia non è più tradizionale strumento anticiclico in caso di crisi economica, il responsabile regionale Filca propone: nuovi investimenti pubblici, sblocco del patto di stabilità per incentivare le piccole opere dei Comuni, avvio del piano casa, non decollato causa le mancate delibere attuative dei Comuni. Ed alla nuova giunta regionale che sarà eletta, Donnarumma chiede incentivi per la ristrutturazione energetica degli edifici e la rottamazione di edifici che consumano 200 chilowattora al metro quadro all’anno a favore di nuovi edifici meno costosi.