E’ promosso dall’Istituto di ricerca sul cancro Ramazzini di Bentivoglio (Bologna) con la partecipazione, fra gli altri, di esponenti del patronato Inca nazionale e del servizio di medicina del lavoro, il convegno di domani – lunedì 22 febbraio – a Carpi dal titolo “L’amianto e i suoi effetti sulla salute”. L’iniziativa è prevista in serata, con inizio alle ore 20.30 presso la sala Cimieri di Palazzo Pio. Intervengono la dottoressa Fiorella Belpoggi del centro Ramazzini, il dottor Guido Besutti responsabile Spsal Ausl Modena Area Nord, il dottor Marco Bottazzi del patronato Inca nazionale e il sindaco di Carpi Enrico Campedelli. Presiede l’incontro Giuseppe Paltrinieri.

Quasi quotidianamente si parla delle morti sul lavoro, le morti bianche. Sono quelle che avvengono improvvisamente per infortunio nei cantieri, nelle fabbriche, sulle strade. Esistono però altre morti per il lavoro – le morti grigie – dovute ad esposizioni croniche a sostanze tossiche e cancerogene, di cui si parla molto poco. La morte sul lavoro è paragonabile ad un iceberg: ciò che emerge sono le morti bianche, ma ciò che è sommerso rappresenta le morti grigie, che rispetto alle prime sono 4 volte di più.

“In Italia – spiegano i dirigenti dell’istituto Ramazzini – ogni anno abbiamo circa 260.000 nuovi casi e 170.000 morti per cancro: di questi, dal 4% al 10% è correlabile ad esposizioni lavorative. Si tratta cioè di 7.000-17.000 casi all’anno di morti di cancro come malattie di origine professionale”.

“Se prendiamo in esame i tumori correlati all’amianto, ed in particolare i mesoteliomi, – spiegano ancora dal Ramazzini – sappiamo che sono attesi circa 40.000 casi fino al 2030. Si ritiene inoltre che per ogni caso di mesotelioma osservato in un determinato ambiente di lavoro ci si debba attendere anche l’osservazione di ulteriori 2,5 casi di carcinoma polmonare asbesto correlati”.

Oltre alle morti grigie dei lavoratori vittime di sostanze cancerogene sui luoghi di lavoro, ce ne sono molte altre prodotte dalla diffusa immissione e presenza delle medesime sostanze e di prodotti cancerogeni negli ambienti di vita. Tra le categorie di lavoratori più colpiti dall’esposizione all’amianto vi sono sicuramente gli edili, i lavoratori dei cantieri navali o delle ferrovie. Oltre a questi settori, nella nostra realtà modenese vi sono state esposizioni anche nelle autocarrozzerie o negli zuccherifici. Sono di queste settimane le cronache sia dei processi avviati a Torino sul caso Eternit e sulle realtà di Casale Monferrato e Rubiera, sia le inchieste giornalistiche condotte in territori ad alta concentrazione di malati di cancro.

Il convegno di lunedì, aperto a tutti, nasce dalla necessità di contribuire ad una maggior consapevolezza e diffondere la conoscenza degli effetti dell’esposizione all’amianto sulla salute dei lavoratori, nonché per assicurare maggiori tutele alle vittime ed alle loro famiglie.

I promotori intendono anche portare all’attenzione l’urgenza di procedere ad attente bonifiche ambientali del territorio. L’intento primario rimane comunque sempre quello di diffondere la cultura del “prevenire è meglio che curare” che fu anticipata diversi secoli fa dal medico carpigiano Bernardino Ramazzini, antesignano di quella che al giorno d’oggi è la nuova Medicina del Lavoro.