La discussione in merito alla programmata Autostrada Cispadana è davvero surreale. Pd, PdL e Lega litigano se lasciare inalterato un tracciato disegnato 40 anni fa, prima del boom urbanistico, o se spostarlo di qualche centinaio di metri, appena fuori dalle aree a maggiore densità di edifici.

Per noi, l’ipotesi di rivedere il percorso autostradale rappresenta se non altro un passo avanti di semplice buon senso.

Importantissima è dunque la battaglia condotta dai Comitati, che da anni si battono con tenacia e non si rassegnano a vedersi passare nel cortile di casa un’arteria tanto trafficata.

Comunque noi consideriamo frutto di una incredibile miopia l’idea che lo sviluppo – manco fossimo negli anni ’50 ’60 – passi attraverso l’ennesima grande opera che devasta il territorio e incentiva il trasporto su gomma, con tutto ciò che comporta sul piano ambientale. Su un’area peraltro, come la nostra, già pesantemente gravata da una serie di fonti inquinanti e con una qualità dell’aria tra le peggiori di tutta l’Italia. Anziché progettare un sistema viario funzionale al territorio, come era inizialmente pensata la Cispadana, anziché programmare una riconversione del trasporto dalla gomma alla rotaia attraverso lo sviluppo di nuovi tracciati ferroviari, i maggiori partiti, PD e PdL in testa, non riescono ad uscire da logiche antiquate e partoriscono una soluzione che devierà sull’Area Nord qualcosa come 50 mila veicoli al giorno dei quali una parte considerevole costituita da mezzi pesanti. Ciechi e sordi, i maggiori partiti litigano se l’autostrada debba passare a 100 o a 200 metri dai centri abitati, se debba avere 2 o 3 caselli, se questi debbano essere in un punto oppure a 3 o a 4 km prima o dopo. Davvero sconcertante la pochezza di un dibattito di tal genere, quando l’impatto complessivo di questa opera – qualunque sia il suo tracciato – sarà pesantissimo considerando le cave necessarie alla sua realizzazione, i km di viabilità complanare e soprattutto l’aumento esponenziale delle emissioni inquinanti.

Noi pensiamo che un altro sviluppo sia possibile. Uno sviluppo intelligente fondato su una viabilità al servizio del territorio (come mai sul versante reggiano e ferrarese la Cispadana urbana è realtà?), che permetta il collegamento dei centri abitati senza attraversarli, e con il forte potenziamento delle vie ferroviarie per dirottare su di esse i trasporti pesanti.

Ma per prospettare uno sviluppo sostenibile occorre una classe politica lungimirante, all’altezza delle sfide ecocompatibili dei prossimi anni, capace di vedere il futuro e di prepararlo. Proprio per questo motivo prosegue il nostro impegno per una riconversione ecologica dell’economia come unica strada per uscire dalla crisi. Impegno che prosegue nelle istituzioni e nel confronto con i comitati e i cittadini che immaginano uno sviluppo non basato solo sull’asfalto.

(Stefano Lugli, Segretario Federazione PRC Modena – Candidato al Consiglio regionale – Federazione della Sinistra)