Gli assessori provinciali Giuliano Barigazzi (Politiche sociali e per la salute) e Anna Pariani (Scuola e Formazione) in merito alla decisione di non consentire l’accesso al nido ai figli degli immigrati irregolari.

“La decisione del Comune di Bologna di consentire l’accesso al nido solo ai figli degli immigrati regolari è inaccettabile e non condivisibile sul piano umano, sociale e politico, perché lede il diritto/dovere all’educazione, all’istruzione ed alla formazione che nel nostro ordinamento deve essere riconosciuto a tutti i minori, indipendentemente dalla loro nazionalità e condizione soggettiva.

Questa scelta che possiamo definire di natura burocratico-amministrativa è solo una delle conseguenze negative che derivano dall’approvazione del “pacchetto sicurezza” e da una gestione a dir poco miope delle politiche migratorie fatta da questo Governo. Non si vede la ragione di punire bambini piccoli che non hanno responsabilità, per affermare il giusto principio di legalità.

Consentire l’iscrizione al nido ai minori stranieri figli di irregolari è giusto e soprattutto è possibile nel rispetto della normativa vigente. Gli asili nido sono infatti definiti dalla legge come “strutture dirette a garantire la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi ed i tre anni” (legge n. 448/2001, art. 70). Non solo ma la Corte Costituzionale ha riconosciuto agli asili nido le stesse “finalità di formazione e socializzazione perseguite” dalle altre “istituzioni scolastiche” ed ha più volte affermato che gli asili nido sono “speciali servizi sociali di interesse pubblico”.

L’interesse pubblico, anche in tema di sicurezza, è certamente quello di garantire l’istruzione a tutti i minori, così concorrendo alla loro crescita e formazione, mentre il superiore interesse del minore, definito dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, è quello di avere le medesime opportunità educative e formative, senza distinzioni basate sulla nazionalità o sulla condizione soggettiva e senza far ricadere sui minori stessi conseguenze di problemi che possono avere le loro famiglie.

Ci auguriamo quindi che il Comune di Bologna riveda il proprio provvedimento e soprattutto che tutti i Comuni della provincia seguano l’esempio di altri Comuni italiani che non hanno applicato in senso rigido e restrittivo questa normativa”.