Nella sua seduta di oggi, giovedì 15 aprile 2010, l’Autorità d’ambito ottimale (Ato) di Reggio Emilia ha approvato all’unanimità una delibera di indirizzo che vuole rispondere alla situazione di non chiarezza dovuta alla incompletezza delle norme relative alla corretta applicazione della Tariffa di igiene ambientale, con la conferma dell’attuale sistema tariffario, considerato come quello che meglio garantisce i cittadini, le imprese e gli Enti locali.

Il documento, illustrato nella giornata di ieri alle associazioni di categoria, ai sindacati ed alle associazioni dei consumatori, permette anche di delineare una fase di transito non traumatica verso il nuovo regime della Tariffa di igiene ambientale, come ulteriore garanzia per la comunità reggiana.

La situazione attuale vede, infatti, da un lato la mancanza di un regolamento ministeriale che dovrebbe regolare la nuova tariffa dei rifiuti prevista dal D.Lgs. 152/2006 e dall’altro una sentenza della Corte costituzionale del luglio 2009 che afferma la natura tributaria della Tariffa (attualmente applicata, in attesa del nuovo regolamento) e la conseguente non applicabilità dell’Iva alla tariffa, alla quale non è seguito nessun atto né del Governo né dell’Agenzia delle Entrate che chiarisca come gli Enti locali e le aziende debbano comportare.

Una situazione confusa che ha visto in questi mesi numerose polemiche e prese di posizione che non hanno aiutato a portare chiarezza, soprattutto in merito al rimborso dell’Iva sulla tariffa.

Su quest’ultimo aspetto l’Assemblea ha sottolineato con forza che deve essere lo Stato a dare risposte precise alle richieste di rimborso e non ha alcun senso creare campagne ad arte contro gli Enti locali e le aziende che gestiscono il servizio.

“Non si tratta di un atto sovversivo o di disobbedienza civile – ha detto Ugo Ferrari, assessore alle Risorse del territorio del Comune di Reggio Emilia – ma di una legittima interpretazione di una norma destinata alla transitorietà. La decisione odierna è un atto di responsabilità nei confronti dei nostri cittadini, degli imprenditori, di artigiani e commercianti, che si vedrebbero altrimenti aumentato il costo dello smaltimento dei rifiuti. Non sarebbe stato necessario tutto questo, se il Governo avesse prodotto gli atti conseguenti alla sentenza. E’, inoltre, un’azione che sollecita direttamente chi deve legiferare in materia”.

“La decisione di oggi – ha sottolineato Roberto Ferrari, assessore provinciale all’Ambiente – è una forte assunzione di responsabilità da parte dei Comuni che ancora una volta devono farsi carico di scelte non facili a fronte di ritardi e silenzi di altri soggetti. Chiediamo che si dia corso agli impegni del Governo e del Legislatore per portare la necessaria chiarezza a cui tutti puntiamo. Non è giusto che le lacune normative si trasformino in maggiori costi per i cittadini e per le imprese, come non ha senso che sulla restituzione dell’Iva non si sia ancora fatto chiarezza e si continui a considerare gli Enti locali e le aziende i colpevoli di questa situazione, quando deve essere l’Erario a trovare le modalità per la restituzione di quanto è stato semplicemente girato alla Stato”.

“I Comuni reggiani si muovono in sintonia con quanto richiesto dall’Anci Emilia-Romagna – ha ricordato Antonella Incerti, presidente Ato – Nel contempo la delibera ci impegna ad adeguare gli indirizzi espressi non appena il quadro complessivo di riferimento normativo venga chiarito. Noi, come i cittadini reggiani, siamo in attesa che altri facciano il loro dovere. L’attesa non aiuta né l’ambiente né le nostre tasche”.

Perché questa delibera garantisce al meglio gli interessi della collettività reggiana?

Si mantiene temporaneamente la tariffa, perché il passaggio a tassa non comporta nessun risparmio.

Al contrario di quanto si sostiene da più parti, il passaggio da tariffa a tassa non abbasserebbe i costi per le famiglie e per le imprese. Il 10% di Iva di cui tanto si parla rimarrebbe comunque conteggiato nell’eventuale nuova tassa, poiché i costi del servizio per i Comuni non diminuirebbero.

Per i cittadini non ci sarebbe nessun risparmio, anzi si determinerebbe un maggior costo dovuto all’applicazione dell’addizionale provinciale ad una base imponibile che ingloba in sé il valore dell’Iva, che rappresenta per il Comune un costo non detraibile.

Per le imprese, poi, non potendo più detrarre l’Iva, il passaggio a tassa comporterebbe un aumento del 10%.

A questo si aggiunge che il passaggio a tassa bloccherebbe per quanto versato nel 2010 possibili rimborsi di Iva quando l’Erario deciderà le modalità di rimborso;

Per i Comuni, infine, il reinserimento della Tariffa nei bilanci potrebbe avere conseguenze dirette sugli equilibri finanziari e richiedere complesse riorganizzazioni per di più temporanee degli uffici tributi con aggravi di costi significativi.

Infine, in un momento di difficoltà economica che provoca a volte difficoltà nei pagamenti, un tassa comporta forti penali a fronte di possibili ritardi.