Una “sciocchezza” definire, come ha fatto Carmelo Briguglio, l’evento di oggi a Milano come la “nascita di una corrente”. Lo dice Ignazio La Russa all’Adnkronos a proposito di ‘La nostra destra’, iniziativa presentata stamattina a Milano dal ministro della Difesa.

“E’ tutto meno che una corrente perché noi – spiega – vogliamo rafforzare veramente il Pdl ed insieme rivendicare e sostenere la cultura politica da cui proveniamo. La posizione di Fini è assolutamente lecita ma non rispecchia la nostra destra. Di qui il senso dell’iniziativa”. “Il caro Briguglio – prosegue il coordinatore del Pdl – spera disperatamente chi si tratti di una corrente per poter dire ‘mal comune, mezzo gaudio’. Mi dispiace, ma si sbaglia. E’ una vera sciocchezza”. “E poi – aggiunge La Russa – non vorrei essere presuntuoso ma, se davvero volessi fondare una corrente, non lo farei da solo e non lo farei solo in Lombardia. Lo farei a livello nazionale e con me ci sarebbero Gasparri, Alemanno, Matteoli e tanti altri, non solo ex-An”.

“Caro Ignazio, stai attento che processano anche te”, replica il vicepresidente dei deputati del Pdl Carmelo Briguglio. “Non so se dico sciocchezze – aggiunge Briguglio – ma so che quando qualcuno definisce tali le tesi di altri, come ha fatto la Russa con me, è un modo per esorcizzare proprie contraddizioni politiche. Sarà La Russa a spiegare ai custodi del documento politico della Direzione, che riecheggia concetti più da Fuhrerprinzip e dottrine maoiste che da un partito liberale di massa, qual è la differenza sul piano politico tra un’area, una componente e una corrente”. “Per parte mia – conclude l’esponente finiano – l’area o corrente promossa da La Russa è benvenuta perché arricchisce il pluralismo dentro un partito che di pluralismo e di libero dibattito ha veramente bisogno”.

“L’iniziativa di La Russa è da valutare assai positivamente – ha osservato anche Italo Bocchino – perché favorisce quel partito plurale da noi chiesto in Direzione nazionale e lo struttura definitivamente per aree interne (leggasi correnti), smentendo dalla maggioranza l’assurdo editto votato che voleva vietare il pluralismo interno”.