Si è tenuta ieri nella prestigiosa sede del Collegio San Carlo di Modena, l’assemblea annuale del Cofim, Confidi Modena, che in questa occasione celebrava anche i trent’anni della sua attività. Oltre alla relazione sull’operatività del Confidi, da sempre punto di riferimento per i finanziamenti alla piccola e media impresa modenese, e agli adempimenti previsti, quali la nomina del nuovo consiglio di amministrazione e dei revisori dei conti in scadenza, vista la particolare ricorrenza il Cofim ha aggiunto al programma un convegno economico di alto livello, dal titolo “Fiducia nell’impresa e dignità del lavoro. Alle sorgenti dell’Occidente moderno e contro la crisi”. Relatori d’eccezione, Massimo Jasonni, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione lavoro della Camera dei Deputati.

Nella prima parte dell’assemblea il presidente del Cofim Giuseppe Gelati ha ricordato brevemente il momento del Cofim e la sua evoluzione: anche nel 2009 operatività (vale a dire finanziamenti ottenuti per le imprese con la garanzia del Confidi) ai massimi livelli: oltre 57 milioni di euro, in particolare per investimenti e sviluppo aziendale. “Ora il Cofim – ha spiegato Gelati – è al lavoro per modificare la propria operatività, qualificando ulteriormente i livelli della sua garanzia in modo da andare incontro alle esigenze odierne delle imprese. E’ un lavoro in parte compiuto, che ha portato la nostra garanzia a livelli fino al 30 e anche 50 per cento. Questo senza rinnegare né stravolgere le caratteristiche del nostro Confidi, che ne hanno fatto la fortuna in questi 30 anni: radicamento sul territorio ed esigenze delle imprese come faro principale della nostra operatività”.

Numerosi gli ospiti presenti, tra cui Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Modena, e Dino Piacentini di Confapi Modena, che hanno spinto il Cofim a proseguire su questa linea evolutiva.

La seconda parte è stata dedicata al convegno sull’impresa e sul lavoro, per una volta analizzati non su numeri e statistiche economiche, ma a partire da un’evoluzione civile e storica della figura del lavoratore e dell’impresa. Massimo Jasonni ha tracciato un quadro che partendo dalla concezione classicista greca e romana dell’elogio dell’ozio come distacco e contemplazione, vede nel monachesimo un primo riferimento al concetto positivo di operosità. Concetto, quello del lavoro come opera preziosa, che si ritrova anche nelle descrizioni delle Bucoliche e Georgiche di Virgilio, che anticipa l’aspetto sacrale che al lavoro conferisce lo sguardo cristiano: il lavoro che redime, la condivisione della fatica.

Diverso il percorso del concetto di impresa, che si forma compiutamente in era moderna. Nel Medioevo ci sono primi riferimenti alla liceità del profitto e alla necessità del credito. L’Umanesimo che mette il soggetto al centro della storia, celebra anche lo sviluppo e la conquista dell’imprenditore, che progressivamente diventa figura che si identifica profondamente con i suoi lavoratori e la sua impresa. Da qui discende la concezione moderna, nella sua accezione positiva (l’impresa come un dono e una conquista) ma anche nella sua totale identificazione con l’uomo, pure nei casi di crisi e insuccesso (nonostante l’opportuna distinzione normativa fra persona fisica e giuridica).

Dove si è fermato il professor Jasonni, ha proseguito l’onorevole Cazzola (che per la sua trasferta modenese ha rinunciato a qualunque compenso e rimborso spese chiedendo di devolvere il corrispondente alla Fondazione Biagi).

La Costituzione e il diritto italiano, ha spiegato, mettono al posto d’onore il lavoratore, sul quale come recita il primo articolo, si fonda la Repubblica italiana. E’ lui chiamato a far parte della società in modo attivo. L’onorevole Cazzola ha però anche fatto considerazioni sulla necessità di modificare sia la legislazione principale che la carta costituzionale proprio sui temi del lavoro, includendo le tante forme non contemplate con cui viene concepito oggi e le tante forme di impiego che non potevano essere conosciute nel passato. Ha anche fatto riferimento alla globalizzazione che fa del lavoro e del suo costo una delle voci secondarie: “Il prezzo non si basa più sul reale valore dell’oggetto prodotto, ma sul prezzo della concorrenza e gli altri fattori risultano non determinanti. Anzi, diventano sempre più importanti i temi della totale flessibilità, per una totale soddisfazione delle richieste del mercato, e il lavoro lo si usa con parsimonia e cautela”.

Diverso ancora il discorso sull’impresa, “protagonista – ha detto Cazzola – della parte più inapplicata della Costituzione, perché basata su una concezione che vedeva lo Stato in prima linea e che oggi appare del tutto inadeguata”. Cazzola ha anche annunciato la ormai prossima edizione uno Statuto delle Imprese, attualmente in discussione in Commissione e presto in Parlamento “dove – ha assicurato – sarà sostenuto in modo assolutamente bipartisan”.