Tre cose importanti devono essere molto chiare ai cittadini. La prima è che la manovra finanziaria del governo avrà effetti pesantissimi sugli enti locali e in particolare sulla spesa per i servizi sociali, l’educazione e le manutenzioni. La seconda è che ad essere colpite dalle conseguenze saranno prima di tutto persone e famiglie che già soffrono difficoltà dovute alla crisi, quindi i più deboli. La terza è che non sarà il Comune di Reggio e non saranno gli altri enti locali a voler tagliare, ma il governo, al quale va attribuita la responsabilità di un’azione finanziaria che, se da una parte è necessaria, dall’altra si profila del tutto iniqua. E’ un governo che toglie ancora una volta alle fasce più fragili, per mantenere la condizione reddituale dei più abbienti; che non ha agito in modo credibile e determinato sull’evasione fiscale da cui si possono ricavare importanti risorse, ha gravemente inibito l’autonomia degli enti locali attuando un “federalismo alla rovescia”, privandoli, non da oggi, di entrate importanti come l’Ici.

Una manovra che affossa l’economia anche a livello locale, proponendo una politica di sviluppo assolutamente inadeguata e inibendo la possibilità di investimento degli enti locali (significativa per immettere risorse e far girare l’economia del territorio con opere pubbliche), mantenendo l’iniqua rigidità del Patto di stabilità, anche per i Comuni, come il nostro, con i conti in regola, con ampia disponibilità di risorse autonome e che hanno già in previsione per il 2010 significativi tagli applicati autonomamente alla spesa: ricordo ad esempio, per Reggio, il 41 per cento in meno in consulenze.

LE DIMENSIONI DEL TAGLIO – Dall’incontro fra sindaci e assessori al Bilancio della provincia di Reggio avvenuto ieri è emersa una situazione drammatica. Il solo Comune di Reggio verrà privato nel 2011 di 5 milioni di euro; nel 2012 di 8,4 milioni di euro. Un taglio di 13,4 milioni di euro in due anni.

La riduzione in percentuale di trasferimenti dello Stato al Comune di Reggio, rispetto ai 39 milioni nel 2010, è stimata nel 2011 del 13% (pari a 34 milioni) e nel 2012 del 21% (pari a 31 milioni).

A differenza delle passate manovre finanziarie che non riducevano i trasferimenti ma agivano principalmente peggiorando gli obiettivi e i saldi rilevanti ai fini del patto di stabilità (e quindi la capacità di spesa e di pagamento degli investimenti) questa manovra pregiudica fortemente gli equilibri di bilancio corrente (e quindi ad esempio anche la spesa per servizi sociali, scolastici e per la manutenzione) degli enti locali in quanto si tratta di tagli effettivi alle entrate del Comune di Reggio.

IL PATTO DI STABILITÀ – Ad aggravare la situazione, la conferma degli obiettivi del Patto di stabilità interno. A livello nazionale, si stima che i Comuni dovranno migliorare i propri saldi da 2.350 milioni del 2010 a 4.160 milioni del 2011 con una manovra aggiuntiva di 1.810 milioni.

Si annuncia poi un ulteriore aggravamento delle sanzioni nel caso di non rispetto del Patto già a partire dall’annualità 2010 con la previsione di un taglio dei trasferimenti per l’importo corrispondente allo sforamento, rendendo di fatto non fattibile il superamento dei limiti di Patto, pena la responsabilità per la riduzione dei trasferimenti non più limitata al 5 per cento, ma all’importo dello sforamento: ad esempio, se lo sforamento del Patto è di 30 milioni, il taglio sarà equivalente.

Per il Comune di Reggio, significa un ulteriore sacrificio in termini di saldi da raggiungere stimabile in 12,6 milioni di euro, con una ulteriore riduzione della capacità di pagamento degli investimenti che passa dai già esigui circa 25 milioni del 2010 a 12,4 nel 2011. con una riduzione sulla media storica dei pagamenti per investimenti del 75 per cento.

E’ prevista un’ancor più drastica riduzione dei costi degli apparati amministrativi, del personale e degli organi politici, oltre che delle spese di rappresentanza, della pubblicità e della convegnistica stimata dal 10 al 20 per cento.

CONCLUSIONI – Se i sacrifici sono necessari, siano equi, sensati e per tutti. Si vuol far passare la manovra come una misura contro gli sprechi della classe politica. In realtà, è una manovra contro la povera gente. Riteniamo che una sistematica e reale lotta all’evasione fiscale, un taglio ai costi della politica e un freno al vertiginoso aumento dei costi della spesa dello Stato centrale (quella dei ministeri è aumentata negli ultimi anni fino al 40 per cento), l’abolizione di vitalizi spropositati e delle auto blu, accompagnata da un’adeguata tassazione delle rendite di valori significativi o elevati sarebbero misure più comprensibili e incisive. Occorre, più che mai in un periodo di crisi, una politica di sviluppo seria unita a una riduzione stabile del deficit: le risorse ottenute andrebbero indirizzate alle famiglie, alle imprese e a riforme strutturali che il Paese e gli enti locali attendono da anni.

(Filomena De Sciscio, Vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Reggio Emilia)