A tutti sarà capitato di vedere come azioni banali, come inviare un SMS con il telefono di un amico, “dialogare” con la nuova lavabiancheria o con il termostato, possano diventare complesse se non si conosce lo strumento a disposizione.

E’ a questo genere di frustranti inconvenienti che RE:Lab, spin off dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, si propone di dare soluzione, “progettando e sviluppando strumenti che mettano le tecnologie al servizio delle esigenze degli utenti, e non viceversa” come hanno dichiarato i suoi fondatori.

Questo è, in breve, ciò che viene chiamato Ingegneria dell’interazione, e RE:Lab, che ne è una rappresentante attiva nella ricerca e nell’innovazione, è diventata grazie a questo un fiore all’occhiello della facoltà di Ingegneria di Reggio Emilia.

L’azienda nasce alla fine 2004, divenendo operativa dal 2006, dall’idea e dall’impegno del prof. Mauro Dell’Amico, Direttore del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria e dei dott. Stefano Marzani, Roberto Montanari, Fabio Pagliai e Francesco Tesauri, attivi presso lo stesso Dipartimento dell’Ingegneria di Reggio Emilia.

Accanto a loro, al progetto RE:Lab, lavorano attualmente quattordici persone, cinque a tempo indeterminato, nove con contratti a progetto. Sono figure di altissima specializzazione tanto che ben sette di loro hanno conseguito o stanno conseguendo il titolo di dottore di ricerca presso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.

“Quando le tecnologie hanno buone interfacce piacciono agli utenti e piacciono alle aziende – hanno dichiarato i soci di RE:Lab – i primi sono più inclini a fidelizzarsi agli strumenti, mentre le seconde possono raggiungere alti livelli di qualità e di forza competitiva.”

Nel perseguire questo obiettivo RE:Lab nella sua pur breve vita è stata in grado già di depositare alcuni brevetti, due dei quali come risultato di ricerca interna: BlueDashTM e ISOBUS.

Di questi ultimi Il primo si chiama BlueDashTM (www.bluedash.it) pensato per permettere di connettere gli smartphone con i diversi ambienti in cui si vive, lavora o transita semplicemente. Per esempio, grazie a BlueDash si possono vedere i dati del cruscotto della propria automobile sul telefonino, dalle velocità in tempo reale a qualunque informazione di valore aggiunto che una macchina non può darti: l’impatto ambientale, la scadenza dell’assicurazione, il tagliando, la manutenzione programmata, etc. BlueDash può operare in qualunque contesto: dalla casa – dove poter controllare le apparecchiature domestiche e di intrattenimento – al lavoro – dove gestire da remoto i macchinari e apparecchiature. BlueDash trasforma il telefonino in un portale a cui accedere agli ambienti che ti circondando nella vita di tutti i giorni. BlueDash dunque funziona ed opera come un portale quotidiano.

Il secondo, ISOBUS (www.isobus.it), è una tecnologia software ed elettronica che consente di standardizzare i sistemi di interazione nei veicoli agricoli, aumentando l’efficienza della produzione e diminuendo il rischio di incidenti dovuto alla distrazione o a mansioni troppo onerose e ripetitive.

Risultati come questi provano che gli spin-off sono “strumenti fondamentali per il trasferimento di conoscenze e tecnologie dal mondo accademico a quello dell’impresa” ha affermato il Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Aldo Tomasi, in visita a RE:Lab alcuni giorni fa.

“Siamo molto orgogliosi di aver ricevuto la visita del Rettore – affermano i quattro giovani fondatori – per noi è il coronamento di un percorso ormai decennale: siamo nati come gruppo di ricerca e siamo diventati azienda grazie all’università, che l’ateneo stesso nella persona del suo massimo rappresentante ci prenda ad esempio della nostra categoria dimostra come il trasferimento di conoscenze sia tanto fruttuoso quanto reciproco”.

Altri 3 brevetti sono stati depositati tre per conto di clienti.